La terapia diuretica rimane una pietra angolare nel trattamento dello scompenso cardiaco. Nei pazienti con sovraccarico di volume e ritenzione idro-salina, i diuretici riducono sicuramente la sintomatologia e migliorano la qualità della vita. Nonostante la terapia diuretica sia quella più diffusamente praticata per il trattamento dei sintomi, non è ancora stata chiarita l’influenza che i diuretici possano avere sulla mortalità, sulla funzione ventricolare e sulla progressione della malattia. La natriuresi e la diuresi che derivano dall’uso dei diuretici dell’ansa riducono il sovraccarico di volume, migliorano l’emodinamica e riducono i sintomi dello scompenso. D’altro canto, i diuretici dell’ansa hanno una emivita breve e la loro efficacia può essere limitata dal rebound post diuretico del sodio nel periodo interdosi in cui la concentrazione tubulare del diuretico può essere sottomassimale. Inoltre, i diuretici possono indurre alterazioni degli elettroliti, alterazioni neurormonali, deplezione di volume intravascolare e disfunzione renale. A conferma di ciò, diversi studi hanno riportato un’associazione deleteria tra terapia diuretica e aumento di morbilità e mortalità. Oltretutto, nei pazienti con le forme più avanzate di ...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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