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I benefici cardiovascolari del dapagliflozin si estendono su un ampio spettro di pazienti e sono particolarmente pronunciati in quelli con insufficienza cardiaca e ridotta frazione di eiezione
Fonte: ACC 2019 scientific session - New Orleans USA.

Queste sono le conclusioni presentate da Eri T. Kato, dell'ospedale universitario di Kyoto e autore principale dello studio. Contemporaneamente lo studio è stato pubblicato on line su Circulation. I risultati derivano dallo studio DECLARE-TIMI 58, che nel 2018 dimostrava che il dapagliflozin, inibitori del SGLT2, riduceva l'endpoint composito primario di morte cardiovascolare e ospedalizzazione per scompenso cardiaco. La nuova analisi è la prima ad esaminare se i benefici del dapagliflozin possono essere previsti in base alla frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), I ricercatori hanno trovato nei pazienti trattati con  dapagliflozin un numero ridotto di ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca, indipendentemente dalla LVEF . Tuttavia, il farmaco ha significativamente ridotto i tassi di morte per cause cardiovascolari e morte per tutte le cause solo tra coloro che avevano una LVEF ridotta. "L'implicazione clinica di questo risultato è che la LVEF è uno strumento forte per identificare coloro che sono a più alto rischio e possono trarre particolare beneficio dagli inibitori di SGLT2" ha sottolineato Kato. DECLARE-TIMI 58, condotto in 882 siti in 33 paesi, ha arruolato più di 17.000 pazienti affetti da diabete di tipo 2, oltre a patologie cardiovascolari accertate o ad alto rischio di malattie cardiovascolari. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere dapagliflozin o placebo e seguiti...continua a leggere

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