La malattia coronarica rappresenta un enorme problema sanitario e la causa principale di morbilità e mortalità1. I pazienti con aterosclerosi coronarica sono a rischio non solo di infarto del miocardio ma anche di ictus ed in generale hanno una maggior incidenza di mortalità cardiovascolare2. La fisiopatologia alla base di questi eventi è la rottura o erosione di una placca aterosclerotica con l’esposizione della matrice sub-endoteliale al sangue circolante3. Tale fenomeno attiva sia l‘aggregazione piastrinica, sia la cascata coagulativa. Nonostante teoricamente vi fosse un ruolo per l’anti coagulazione orale, gli inibitori della vitamina K non hanno mai dimostrato un vantaggio clinico nei confronti della sola antiaggregazione. Gli effetti degli inibitori del fattore Xa nei pazienti con malattia coronarica, sono stati studiati sia con l’apixaban che con il rivaroxaban nel setting delle sindromi coronariche acute. Dosi elevate di apixaban, normalmente utilizzate per la prevenzione degli eventi tromboembolici in corso di fibrillazione atriale, non riducono gli eventi dopo una sindrome coronarica acuta e si associano ad un incremento inaccettabile dei sanguinamenti4. Al contrario, nello...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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