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TRA SCILLA E CARIDDI - UNA NAVIGAZIONE PERICOLOSA

L’aumento dell’età rappresenta un fattore di rischio per eventi sia ischemici che emorragici con maggiore rilevanza del rischio emorragico. Soprattutto nel paziente anziano (> 75 anni) affetto da fibrillazione atriale il rischio emorragico è fonte di cautela nell’indurre la terapia anticoagulante orale considerando il rischio emorragico collegato all’uso di anti-vitamina K (AVK). In tutti i trials clinici controllati gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) hanno dimostrato una efficacia per lo meno paragonabile a quella degli AVK e un minor numero di eventi emorragici, anche nell’anziano, con specialmente riguardo alle emorragie endocraniche.

Caso clinico
Paziente di 78 anni, di sesso femminile con diagnosi di fibrillazione atriale ad insorgenza non databile. Comorbidità: ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco classe II NYHA. Inoltre la paziente riferiva storia di ciclo mestruale menorragico in età fertile e facile formazione di ecchimosi. La paziente pertanto presentava un CHADS-VASC score di 4 e un HASBLED score pari a 1.
I test di laboratorio preliminari alla prescrizione del DOAC erano nella norma, in particolare la clearance della creatinina calcolata secondo la formula di Cockcroft-Gault era pari a 68 ml/min. La paziente inoltre mostrava un allungamento del PT R pari a 1,46. Per questo motivo veniva ripetuto il PT insieme al dosaggio del fattore VII che risultava ridotto (22%)...continua a leggere

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