La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia di gran lunga più frequente nella pratica clinica. La sua prevalenza cresce parallelamente all’aumentare dell’età dei nostri pazienti, arrivando ad affliggere più del 10% degli ottuagenari. Similarmente alla fibrillazione, anche la demenza aumenta parallelamente con l’età e i numeri di casi affetti continuano a crescere esponenzialmente e progressivamente nel tempo. Si è quindi supposto, almeno inizialmente, che fossero sufficienti alcuni comuni fattori di rischio come l’età, a spiegare questo simile comportamento. La prima e più immediata connessione tra le due patologie è rappresentata, infatti, da pregressi episodi ictali, potenzialmente generati dalla FA e risultanti in un impoverimento delle capacità cognitive dei pazienti in esame. Assodata questa più che plausibile relazione, recentemente, si stanno, però, accumulando sempre maggiori evidenze sull’ipotesi che la fibrillazione atriale, di per sé, possa avere un ruolo patogenetico nello sviluppo delle principali forme di demenza che conducono ai segni e sintomi di decadimento cognitivo, e cioè la demenza vascolare e il morbo di Alzheimer. Infatti, diversi studi, sia prospettici che retrospettivi, oppure registri particolarmente numerosi ed ampie ed estensive metanalisi confermano l’associazione di...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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