Fin dalla loro prima comparsa nel panorama scientifico internazionale, è subito apparso chiaro come tutto da allora sarebbe cambiato, tanto che, al giorno d’oggi, potrebbe quasi essere ritenuto ovvio e scontato quello che prima era quasi impensabile e non raggiungibile. Così è la storia dei farmaci ACE-inibitori, che nel corso degli ultimi anni sono stati controllati in un numero impressionante di studi clinici, fino ad accumulare evidenze tali da sostenere il loro impiego lungo tutto il continuum cardiovascolare, dall’ipertensione arteriosa con molteplici fattori di rischio, alla disfunzione ventricolare sinistra, fino alle fasi terminali dello scompenso cardiaco, dimostrando di ridurre significativamente la mortalità e la morbilità cardiovascolare. Tuttavia, un ruolo fondamentale che hanno questi farmaci riguarda sicuramente il loro impiego nei pazienti con cardiopatia ischemica, acuta o cronica, in cui essi hanno dimostrato di conferire significativi benefici, sia in prevenzione primaria che secondaria. Tale importante beneficio è stato, peraltro, ribadito dalle linee guida per la gestione dell’angina stabile, recentemente emanate in un documento congiunto dall’American Heart Association e dall’European Society of Cardiology, che raccomandano...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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