Nel trattamento delle sindromi coronariche acute l’utilizzo della doppia terapia antiaggregante con aspirina e clopidogrel rappresenta un caposaldo dal 2001, cioè da quando è stato pubblicato lo studio CURE (Clopidogrel in Unstable angina to prevent Recurrent ischemic Events) che dimostrò la superiorità di aspirina e clopidogrel vs aspirina da sola nella prevenzione di morte cardiovascolare ed infarto miocardico non fatale. Questa associazione si è dimostrata altrettanto efficace sia nel paziente sottoposto a PCI, sia in quello trattato in maniera conservativa. Tuttavia, il clopidogrel presenta tre punti deboli: un lento esordio d’azione, un legame irreversibile con il recettore piastrinico (che determina una lunga durata d’azione e condiziona il rischio emorragico) ed una significativa variabilità della risposta individuale, condizionata da polimorfismi genetici ed interazioni farmacologiche. La ricerca in ambito terapeutico cardiovascolare ha cercato di superare questi limiti. Un paio di anni fa è stato pubblicato lo studio TRITON-TIMI 38 (TRIal to assess improvement in Therapeutic Outcomes by optimizing platelet iNhibition with prasugrel–Thrombolysis In Myocardial Infarction), che confrontava clopidogrel con un nuovo inibitore...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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