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RISPONDERE AL RISCHIO RESIDUO

Nonostante statine, antipertensivi e ipoglicemizzanti il rischio residuo nel diabetico di tipo 2 rimane alto. Dallo studio FIELD e dai primi risultati dell’ACCORD un ruolo per il fenofibrato. 

Uno degli obiettivi più ambiziosi nel trattamento del paziente diabetico è la riduzione del significativo Rischio Residuo di complicanze macro- e micro vascolari, che persiste nella maggior parte dei pazienti nonostante il raggiungimento dei target terapeutici per il colesterolo LDL (C-LDL), la pressione arteriosa e la glicemia.
Le complicanze macro- e microvascolari nel paziente diabetico si instaurano in modo silente, si propagano e colpiscono in particolare cuore, rene, piede e occhio.
Il 50% dei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (DM2) presenta una patologia cardiovascolare (CV) su base aterosclerotica, causata dall’iperglicemia e dalle variazioni metabolico/emodinamiche da essa indotte. La stessa provoca, inoltre, ipertrofia ventricolare sinistra con insufficienza cardiaca, aritmie e morte improvvisa, calcificazioni vascolari della tonaca media con conseguente irrigidimento ed eventi ischemici che compromettono macro- e microcircolazione.
L’ischemia, poi, è un validissimo marcatore di compromissione dei tronchi sovraortici e coronarici (es. lesioni carotidee): circa il 50% dei pazienti diabetici con arteriopatia obliterante periferica (AOP)...continua a leggere

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