La gestione della cardiopatia ischemica ha due obiettivi da raggiungere: migliorare la prognosi, prevenendo la morte e/o l’infarto del miocardio e migliorare la qualità di vita, riducendo i sintomi.
Secondo le linee guida, il trattamento della cardiopatia ischemica cronica comprende il controllo dei fattori di rischio, l’educazione sanitaria e la terapia farmacologia propriamente detta (farmaci anti-ischemici, anti-anginosi e farmaci di prevenzione secondaria). La rivascolarizzazione è indicata, infine, nei casi in cui la terapia farmacologia ottimale è insufficiente a controllare i sintomi. Dati recenti suggeriscono che aggiungere la rivascolarizzazione alla terapia medica ottimale, anche quando eseguita su stenosi emodinamicamente significative, non riduce l’incidenza di infarto né la mortalità in pazienti con cardiopatia ischemica cronica. Rispetto alla terapia medica, la PTCA riduce in maniera più marcata la sintomatologia ma questa differenza tende a scomparire nel tempo. Comunque anche dopo una rivascolarizzazione “efficace” la maggior parte dei pazienti continua a presentare angina e/o ischemia e continua ad assumere farmaci anti-anginosi. Queste terapie farmacologiche, però, spesso mostrano dei limiti; molti pazienti, ad esempio, sviluppano assuefazione ai nitrati long-acting o manifestano effetti collaterali ai beta-bloccanti. La personalizzazione della...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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