Già da alcun anni nei laboratori di ecocardiografia si lavora ad un nuovo obiettivo: studiare sempre meglio e con metodica non invasiva il flusso coronarico. Fino a pochi anni fa lo studio del flusso coronarico era prerogativa dei laboratori di emodinamica che, mediante il cateterismo cardiaco, riuscivano a valutare il flusso coronarico e le sue variazioni dopo stimoli iperemici o dopo procedure di rivascolarizzazione e dei laboratori di medicina nucleare, dove con la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni) si riusciva a valutare, addirittura in maniera quantitativa, il flusso coronarico. Naturalmente, queste due metodiche hanno delle limitazioni: la PET è si molto accurata ma è particolarmente costosa, tecnicamente complessa, espone i pazienti a radiazioni ionizzanti ed è possibile eseguirla solo in pochi centri in Italia. Il doppler intracoronarico richiede, invece, un cateterismo cardiaco e, quindi, va inserito tra le metodiche invasive; il paziente è sempre sottoposto a radiazioni ionizzanti e non è facilmente ripetibile in tempi ristretti. Solo nell’ultima decade la ricerca del flusso coronarico e della riserva coronarica è entrata nei laboratori di ecocardiografia. All’inizio, attraverso...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
VISUALIZZA VERSIONE COMPLETA