L’ipertensione arteriosa è una condizione morbosa che interessa da un terzo ad oltre il cinquanta per cento della popolazione dei paesi della Comunità Europea. Essa rappresenta uno dei fattori di rischio maggiori e predispone alle più importanti espressioni cliniche di danno aterosclerotico quali l’ictus, la coronaropatia, lo scompenso cardiaco, il danno vascolare renale e la vasculopatia periferica. Il controllo farmacologico degli elevati valori pressori riduce le complicanze sopra ricordate. I dati degli studi di Framingham avevano chiaramente documentato che il trattamento a lungo termine dei pazienti ipertesi con farmaci antipertensivi riduceva la mortalità cardiovascolare del 10-12%. Nonostante le possibilità terapeutiche siano cresciute in maniera esponenziale, non tanto e non solo come efficacia, ma soprattutto come accettabilità per la quasi assenza di effetti collaterali, il numero di pazienti con ipertensione arteriosa, con un controllo insufficiente della pressione sistolica e diastolica, rimane esageratamente elevato. Negli USA, dove si è raggiunta la più elevata percentuale di pazienti ipertesi in buon controllo pressorio, oltre il 70%...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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