Ebbene si… Pazienti con scompenso cardiaco cronico sistolico che ricevono Ivabradina on top della terapia usuale hanno un calo del 18% di ospedalizzazioni per riacutizzazione di insufficienza cardiaca e morte cardiovascolare. Questo l’esito sostanziale del trial SHIFT (Systolic Heart Failure Treatment with the I f Inhibitor Ivabradine Trial) presentato all’ European Society of Cardiology (ESC) Congress 2010 a Stoccolma. L’esito di questo trial segna un nuovo (E soprattutto definitivo!!) potenziale terapeutico nella terapia dello scompenso: la frequenza cardiaca. L’Ivabradina, infatti, come noto, è un farmaco che agisce in modo selettivo sul nodo seno atriale determinando un sostanziale calo della FC senza alterare l’inotropismo cardiaco. Lo SHIFT conferma in modo assolutamente chiaro l’importanza della FC nella fisiopatologia dello scompenso cardiaco e supporta la convinzione che la FC contribuisce in modo importante sull’outcome dei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Il Dr Inder Anand (University of Minnesota, Minneapolis), intervenuto come discussant alla session di presentazione dello studio ha affermato che in pazienti con scompenso cardiaco, in ritmo sinusale, con FC>70 bpm, non in grado di tollerare ulteriori dosi di beta bloccante, l’aggiunta di Ivabradina sembra essere utile nel migliorare l’outcome. Ma vediamo brevemente e un...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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