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Anticoagulanti orali nella FA: si volta pagina!

Presentati i dati dello studio SPORTIF-V sullo ximelagatran. Stop al monitoraggio periodico dei dosaggi e dell’INR. 

La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia che colpisce con maggiore frequenza la popolazione e la sua incidenza incrementa con l’aumentare dell’età. I pazienti con FA hanno un rischio elevato di stroke ischemico e numerosi studi clinici randomizzati hanno stabilito come la terapia con anticoagulanti orali, come il warfarin, determini una riduzione del 60-70% di questo rischio. Le linee guida delle principali associazioni cardiologiche nazionali ed internazionali hanno istituzionalizzato la terapia anticoagulante orale per la prevenzione degli eventi ischemici cerebrali, per tutti i pazienti con FA persistente e soprattutto per quelli a rischio elevato, ossia pazienti che hanno un’età maggiore di 75 anni o maggiore di 65 associata a fattori aggiuntivi di rischio quali: cardiopatia ischemica, diabete, disfunzione ventricolare sinistra, scompenso cardiaco, ipertensione, pregressi episodi di stroke o TIA. La terapia anticoagulante, tuttavia, richiede un continuo ed attento monitoraggio dell’INR per rendere massimo l’effetto terapeutico ed evitare i rischi emorragici. Il mantenimento nel range ottimale viene spesso reso difficile in quanto numerosi alimenti e farmaci possono interferire con i fattori vitamina K dipendenti, che vengono inibiti dal ...continua a leggere

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