Vi sono ormai implicazioni anche di carattere medico legale per un curante che non scoagula un paziente che ha chiare indicazioni (fibrillazione atriale, protesi meccaniche, etc). Rimane il problema della compliance del paziente e delle difficoltà tecniche nella gestione del farmaco. È necessità quotidiana del paziente trattato quella di dover frammentare la compressa in porzioni più piccole, al fine di mantenere l’INR (International Normalized Ratio) entro il range prestabilito per la sua specifica patologia. Ma la frammentazione della compressa è agevole? Tutti i frammenti, anche se ottenuti con la massima cura, contengono lo stesso dosaggio di principio attivo? Questa è la domanda a cui ha voluto rispondere un gruppo di lavoro francese, che ha pubblicato su The LANCET i propri risultati. In Francia, a differenza del nostro paese, i farmaci a disposizione per eseguire una terapia anticoagulante orale sono 5: il fluindione 20 mg (“Previscan” Procter & Gamble Pharmaceuticals), warfarin 2 e 10 mg (“Coumadin” Dupont Pharma SA), acenocoumarolo 1 e 4 mg (“Sintrom” Novartis Pharma), phenindione 50 mg (“Pindione” Lipha-Santé), tioclomarolo 4 mg (“Apegmone” Lipha-Santé) e sono stati confrontati tra loro. I risultati alla fine della sperimentazione sono stati inquietanti, in quanto, mentre la...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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