E’ nota a tutti l’importanza della doppia terapia antiaggregante dopo impianto di stent. L’avvento dei DES ha rivoluzionato l’approccio all’interventistica coronarica riducendo in modo sostanziale la restenosi intrastent rispetto ai tradizionali BMS (bare metal stent). Tuttavia, nonostante gli indubbi vantaggi, i DES non sono immuni da complicanze, in particolare la trombosi intrastent, che si attesta, a seconda delle casistiche, tra l’1 e il 2%, evento spesso catastrofico per il paziente. La doppia terapia antiaggregante (DAT), composta da una tienopiridina e aspirina, migliora gli outcomes dei pazienti sottoposti a stent. Un precoce abbandono di tale terapia sottopone al contrario i pazienti a rischi peggiorandone l’outcome. Conseguentemente, le raccomandazioni attuali per i pazienti con coronaropatia e sottoposti ad impianto di DES (Sirolimus e Paclitaxel), indicano che la doppia terapia antiaggregante dovrebbe essere continuata per 12 mesi almeno e successivamente dovrebbe essere continuata la sola aspirina “all life long”. Un precoce abbandono di tale terapia dovrebbe essere considerato solo in caso di rischio di sanguinamento maggiore (che superi il rischio trombotico dello stent) o in caso di procedure invasive maggiori che non possano essere in alcun modo procrastinate. L’oggetto di questo studio, ad opera di Gonzales e Coll, è stato di indagare i predittori di abbandono precoce della...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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