Il pacemaker biventricolare alla resa dei conti
Lo studio MIRACLE (Multicenter InSync Randomized Clinical Evaluation) recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha portato evidenze sulla reale efficacia clinica della terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) che ormai viene attuata da alcuni anni sui pazienti con scompenso cardiaco (SC) in fase avanzata e refrattario alle normali terapie mediche.
Questo nuovo approccio alla terapia dello scompenso cardiaco è nato dall’osservazione che, ai pazienti con SC, si associa, in circa il 26% dei casi, un blocco di branca sinistra con una mortalità significativamente maggiore soprattutto per morte improvvisa e che un QRS che misura piu’ di 150 msec comporta una desincronizzazione nell’attivazione ventricolare con un importante rigurgito mitralico e con una mortalità 5 volte maggiore. La stimolazione biventricolare è una nuova tecnica che permette, attraverso un pacemaker appositamente studiato, collegato a due cateteri che stimolano rispettivamente il ventricolo sinistro e il ventricolo destro (figura 1), di ottenere un miglioramento nei pazienti con SC (tabella 1). Nell’arco di pochi anni siamo passati da esperienze pionieristiche, come quelle di Bakker, del French PILOT study e del PATH-CHF, a registri (In Sync Italian registry) che hanno documentato la sicurezza e la fattibilità di questa metodica. Essi, inoltre hanno dato i primi risultati sul...
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