La Signora in questione è l’ipertensione arteriosa che rappresenta, oggi, il più potente fattore di rischio per quanto riguarda le malattie cerebrovascolari. Questo fatto ha una consistente rilevanza sociale ed economica, rappresentando dette malattie la seconda oppure la terza causa di morte dopo la cardiopatia ischemica in tutti i paesi ad economia avanzata. Oltre a questo impatto sulla mortalità, d’altra parte, l’ictus cerebri ha una deleteria influenza anche sulla morbilità. Conseguentemente, esso influenza in modo estremamente negativo la qualità di vita del paziente e dei suoi familiari. Infatti, le conseguenze di un ictus cerebri non fatale o di una cerebrovasculopatia su base aterosclerotica sono normalmente al primo posto tra le cause di disabilità permanente nei paesi più sviluppati. In questo contesto, la relazione esistente tra pressione arteriosa sistolica e diastolica ed eventi cerebrovascolari fatali e non fatali è chiaramente lineare. In altre parole, quindi, il rischio di manifestare un ictus tanto su base aterotrombotica che emorragica è tanto più elevato quanto più lo è il livello pressorio, senza alcuna inflessione della curva per valori particolarmente ridotti di pressione...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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