L’intervento coronarico percutaneo (PCI) è diventato predominante nella procedura di rivascolarizzazione coronarica in pazienti con malattia sia stabile sia instabile e nei casi di coronaropatia (CAD). Negli ultimi due decenni, i progressi tecnici nel PCI hanno portato ad una procedura migliore e più sicura con un tasso minimo di complicanze procedurali. Tuttavia, circa il 30% dei pazienti sottoposti a PCI elettivo ha un danno miocardico derivante dalla procedura stessa, la cui entità è abbastanza significativa per la prognosi, riducendo alcuni degli effetti benefici della rivascolarizzazione coronarica. La disponibilità di biomarcatori sierici più sensibili di danno miocardico come la creatina fosfochinasi isoenzima MB (CK-MB), troponina T e Troponina I ha consentito la quantificazione del danno miocardico precedentemente non rilevabile. I danni miocardici dovuti alla procedura (PMI) possono...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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