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The lower, the better

Uno degli elementi co­muni che ca­rat­te­riz­zano le più recenti li­nee guida inter­na­zio­na­li relative alla pre­venzione car­dio­va­sco­lare è l’indicazione a per­seguire valori obiet­­tivo della cole­ste­ro­le­mia LDL sempre più bassi, soprattutto nei sog­getti ad alto rischio car­dio­va­sco­la­re.

 Già la revisione del­l’ATP-III ef­fettuata nel 2004 ave­­va in­tro­dotto il tar­get di 70 mg/dL per i pazienti con ri­schio car­dio­va­sco­­lare “estre­­ma­men­te ele­va­to”, al­me­no co­me “op­zio­ne te­ra­peu­ti­ca” (Fi­gura 1, Ta­bel­la 1). Al tempo stesso, il tar­get di 100 mg/dL, ini­zialmente riservato ai soggetti in pre­ven­zio­ne se­con­daria (o por­ta­to­ri di con­di­zio­ni de­finite co­me “equi­va­lenti coro­nari­ci” o “CHD-equi­va­lent”) era stato esteso a persone con livello di rischio globale in­termedio e cioè con una pro­ba­bi­lità di eventi co­ro­na­ri­ci com­presa tra il 10% ed il 20% a 10 anni in pre­senza di valori ba­sali della co­le­ste­ro­le­mia LDL 5% a 10 anni secondo l’algoritmo Sco­re). Il trend di pro­gres­si­va riduzione dei tar­get terapeutici ap­pare quindi ormai mol­­to chiaro e, con­tempo­ra­neamente, i ri­­sultati degli studi con­trollati d’in­ter­ven­to ne con­so­lidano il bac­kground spe­ri­men­ta­le. La recente...continua a leggere
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ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS

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