Anche quest’anno, il congresso della European Society of Hypertension (ESH), tenutosi a Milano dal 12 al 16 giugno, ha proposto interessanti spunti di riflessione fra fattori di rischio cardiovascolare tradizionali ed emergenti. Tra questi ultimi, uno dei più dibattuti negli ultimi anni, tuttora controverso, appare essere il colecalciferolo, meglio conosciuto come vitamina D. Il ruolo fondamentale che tale vitamina esplica sul metabolismo dell’osso e sull’omeostasi del calcio e del fosforo è universalmente riconosciuta. Tuttavia, negli ultimi anni, le conoscenze sui suoi effetti extrascheletrici si è ampliato, riconoscendole effetti antinfiammatori, immunomodulatori e vascolari. La vitamina D viene principalmente prodotta attraverso l’azione dei raggi ultravioletti sui precursori presenti nella pelle, convertendoli in vitamina D3 che nel fegato viene idrossilata a 25(OH)D, il metabolita che rispecchia i depositi di vitamina D dell’organismo. Il metabolita attivo, la 1,25-diidrossivitamina D [1,25(OH)2D] viene sintetizzato principalmente nel rene, ma anche localmente in altri organi quali la mammella, il colon e le cellule muscolari lisce dei vasi. L’1,25(OH)2D agisce come un ormone steroideo, legandosi a un recettore...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
VISUALIZZA VERSIONE COMPLETA