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IL RAPPORTO ApoB/ApoAI COME DETERMINANTE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Apolipoproteine poche conosciute e poco impiegate nella valutazione “fine” del rapporto LDL/HDL, anche quando i trigliceridi sono alti e la classica formula di Friedewald non può calcolare il C-LDL.

La crescita culturale sull’associazione fra colesterolo e rischio cardiovascolare è stata costellata da diverse tappe. All’inizio si parlava solo di colesterolo totale, poi si è puntata l’attenzione sul colesterolo HDL e quindi sul loro rapporto, come predittori indipendenti del rischio di eventi. In seguito, data la difficoltà di aumentare farmacologicamente l’HDL (in epoche in cui l’acido nicotinico era disponibile solo in forme a rapido rilascio e senza inibitori del flushing), si è puntata l’attenzione sul colesterolo LDL calcolato con la celebre formula di Friedewald, che di per sé include il colesterolo ed una stima (seppur approssimativa) delle frazioni lipidiche intermedie. Dopo di che, con sorte alterna, si è cercato di introdurre il concetto di colesterolo non-HDL il cui relativamente scarso successo è forse dovuto al fatto di attribuire un rischio ad un “non qualcosa”. Infine, in tempi relativamente più recenti, è stata riconcentrata l’attenzione sui trasportatori dei lipidi plasmatici, le apolipoproteine. Le lipoproteine sono complessi macromolecolari non-covalenti di lipidi e proteine, coinvolte nel trasporto di lipidi attraverso i fluidi corporei intra ed extravasali. Esistono 13 apolipoproteine (Apo) continua a leggere

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