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BPCO e cardiopatia ischemica: il management della terapia

Controverso l’impiego di broncodilatatori B2-agonisti (e/o teofillina) tra i pazienti con concomitante cardiopatia ed ischemia stabile. Il progetto CARDIOPNEUMO per far luce sul problema. 

La BPCO è la più frequente malattia respiratoria cronica, con una incidenza superiore al 10% oltre i 60 anni di età. Ha un andamento progressivo, con sintomi ingravescenti che peggiorano la qualità di vita del paziente, fino alla grave disabilità della insufficienza respiratoria cronica. La classificazione GOLD 2003 della BPCO propone la stratificazione dei pazienti in cinque livelli di severità, sulla base dei sintomi soggettivi e del grado di compromissione della funzione respiratoria. La stadiazione dei pazienti affetti da BPCO ha una importante ricaduta nella pratica clinica: l’approccio terapeutico deve essere diversificato in base al livello di gravità della malattia. I farmaci utilizzati nel trattamento della BPCO appartengono a due classi principali: broncodilatatori (anticolinergici e B2-agonisti) e steroidi inalatori. Nessuno di questi si è, fino ad oggi, dimostrato in grado di modificare il progressivo decadimento della funzione respiratoria e la prognosi della malattia. I broncodilatatori si sono dimostrati efficaci nel ridurre i sintomi, nel migliorare la qualità di vita, nel migliorare la tolleranza all’esercizio fisico. Rappresentano il trattamento di elezione...continua a leggere

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