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Matrimonio perfetto

ACE-inibitore + moxonidina per gli ipertesi in sovrappeso: lo studio MARRIAGE 

Negli ultimi anni le linee guida internazionali per il trattamento della ipertensione arteriosa hanno ripetutamente sottolineato la necessità, ai fini di un reale miglioramento prognostico, di una corretta stratificazione e riduzione del rischio cardiovascolare globale del paziente iperteso, attraverso un approccio mirato che vada oltre la riduzione dei valori pressori. Se è ormai assodato che la combinazione di ipertensione arteriosa e diabete mellito determini un rischio cardiovascolare estremamente elevato, vi sono sempre maggiori evidenze che anche condizioni “pre-diabetiche” quali insulino-resistenza, iperinsulinemia e iperglicemia compensatoria, siano in grado di amplificare il rischio cardiovascolare globale del paziente iperteso, specialmente se riscontrate all’interno di una condizione nota come sindrome metabolica. È interessante notare che in tale sindrome la contemporanea presenza di più fattori determinanti del rischio CV determini un potenziamento dell’effetto patogeno di ogni singolo fattore che di per sé non costituirebbe motivo di preoccupazione. I diversi effetti metabolici dei vari tipi di farmaci antipertensivi potrebbero assumere nel lungo termine un significato clinico rilevante. Anche se lo UKPDS, lo studio HOT e lo studio SHEP hanno evidenziato i benefici...continua a leggere

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