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La telecardiologia nella gestione pre-UTIC dell’IMA

L’occlusione acuta di un’arteria coronarica determina un brusco arresto dell’irrorazione miocardica mettendo a repentaglio la vitalità di un territorio più o meno vasto del muscolo cardiaco, tanto più ampio quanto più importante è la coronaria colpita e tanto più prossimale è l’occlusione.

Il ripristino del flusso coronarico consente di limitare il danno a carico della porzione di ventricolo coinvolta che sarà tanto minore quanto più rapido sarà l’intervento di rivascolarizzazione. Inoltre, con una strategia riperfusiva precoce si ottiene una netta diminuzione della mortalità. È dimostrato, infatti, che iniziando un trattamento fibrinolitico entro 6 ore dall’inizio dei sintomi, si prevengono circa 30 decessi per 1.000 pazienti trattati. Questo numero si riduce a circa 20 iniziando il trattamento tra 7 e 12 h mentre, dopo tale arco di tempo, non ci sono convincenti dimostrazioni che si ottengano vantaggi reali, come riportato dal documento dell’FTT Collaborative Group pubblicato da Lancet nel 1994. Il fattore tempo è, quindi, d’importanza cruciale per il miglioramento della mortalità e della morbilità del paziente. Diversi sono i livelli a cui si può agire per accorciare il “ritardo evitabile” nella gestione del paziente con IMA. Il tempo tra l’inizio dei sintomi e l’allerta dei soccorsi da parte del paziente, per esempio, è il primo fattore...continua a leggere

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