Come è noto, i beta bloccanti sono divenuti un “must” della terapia nello scompenso cardiaco. Il problema è che, stando ai dati internazionali (e diciamocelo, anche per esperienza di ognuno di noi), spesso sono sotto-dosati e a volte proprio mal tollerati. L’ivabradina, un farmaco bradicardizzante che agisce a livello del nodo seno-atriale, si è dimostrato efficace nel trattamento di questi pazienti, in particolare evidenziando un calo di mortalità e di ospedalizzazione. Sulla base di queste premesse, questa ricerca tutta italiana esposta all’ESC Congress 2011 a Parigi, guidata da Andrea Macchi e Irene Franzoni, ha valutato l’impatto di una strategia di iniziale combinazione di beta bloccanti ed ivabradina vs una strategia convenzionale (beta bloccante da solo) sulla compliance terapeutica, la qualità di vita (QoL) e tolleranza all’esercizio in 111 pazienti (età media 62 anni) con scompenso cardiaco...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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