Le statine, dopo aver dimostrato di essere in grado di ridurre la progressione e le complicazioni delle lesioni aterosclerotiche arteriose in diverse situazioni cliniche, in maniera proporzionale alla riduzione del colesterolo LDL secondo l’assioma “the lower the better”, si sono anche rivelate in grado di svolgere un’azione antinfiammatoria proporzionale alla riduzione della PCR ad alta sensibilità (hsPCR). Lo studio JUPITER (Justification for the Use of Statins in Prevention: an Interventional Trial Evaluating Rosuvastatin), in cui uomini di età > 50 anni e donne di età > 60 anni senza storia di cardiopatia, con LDL-colesterolo 2 sono stati randomizzati a rosuvastatina 20 mg vs placebo (Figura 1), è stato interrotto dopo un follow-up di 1.9 anni per il rilievo di una drammatica riduzione del 44% dell’end-point primario (morte cardiovascolare, infarto, stroke, angina instabile o rivascolarizzazione arteriosa) con concomitante riduzione significativa del 20% della mortalità totale, del 65% degli infarti miocardici non fatali e degli stroke nei soggetti trattati. Questi risultati sono stati ottenuti abbassando l’hsPCR da 4.2...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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