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Recidive aritmiche dopo cardioversione elettrica

Il controllo transtelefonico del ritmo cardiaco al test clinico. 

La fibrillazione atriale rappresenta uno dei principali problemi cardiologici sia per l’elevato numero di pazienti affetti da questo disturbo del ritmo cardiaco sia per le complicanze emodinamiche e tromboemboliche ad esso associate. I pazienti in fibrillazione atriale, infatti, non solo presentano spesso un deterioramento emodinamico dovuto alla perdita del contributo atriale al riempimento ventricolare e alla irregolarità di durata della fase diastolica ma sviluppano nel lungo periodo una cardiomiopatia che spesso aggrava in maniera significativa la funzione ventricolare sinistra e contribuisce a favorire l’instaurazione ed il mantenimento dell’aritmia. Uno dei dati più sconfortanti nella gestione di questi pazienti è il fatto che la fibrillazione atriale tende a passare da una fase parossistica ad una fase di cronicità senza che se ne possa prevedere con precisione l’andamento temporale. Attualmente, con una cardioversione elettrica o farmacologica, è possibile ripristinare un ritmo sinusale nella grande maggioranza di pazienti. Rimane invece imprevedibile determinare per quanto tempo verrà mantenuto il ritmo sinusale anche quando per diminuire il numero di recidive vengono utilizzati farmaci antiaritmici. È ben noto, inoltre, che in alcuni pazienti le recidive di fibrillazione atriale possono essere di breve durata e con regressione...continua a leggere

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