La fibrillazione atriale è la più comune aritmia riscontrabile nella pratica clinica, essendo responsabile di circa un terzo di tutti i ricoveri ospedalieri per disturbi del ritmo cardiaco. È caratterizzata da una totale desincronizzazione dell’attività elettrica atriale, cui corrisponde una frequenza ventricolare estremamente variabile, non solo da individuo ad individuo, ma anche in momenti diversi della giornata, nello stesso paziente. Ciò determina non solo un peggioramento della qualità di vita del paziente ed un deterioramento della sua gittata cardiaca (fino al 20%), ma ne aumenta, fino a 7 volte, il rischio di avere un ictus cerebrale e ne raddoppia la mortalità. Clinicamente la fibrillazione atriale si presenta in due modalità: parossistica, quando termina spontaneamente, o persistente, quando è necessario un intervento esterno (come la cardioversione elettrica) per terminarla. La fibrillazione atriale permanente è oggi oggetto di grande attenzione, in quanto fortemente influenzata dall’aver esercitato o meno, sul paziente, tutte le opzioni terapeutiche disponibili per terminare gli eventi aritmici. L’efficacia dei farmaci, nel prevenire gli episodi di fibrillazione atriale parossistica ed interrompere quelli di fibrillazione atriale...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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