Come gli italiani perfettamente ricordano, nella notte tra Domenica 5 e Lunedì 6 aprile, alle 03.32, un terremoto disastroso ha causato a L’Aquila e dintorni quasi trecento morti e duemila feriti, la semidistruzione di quattro paesi, gravi lesioni ad altre decine di centri abitati e, come ho avuto occasione di vivere da vicino, reso il centro della bella città dell’Aquila, denso di vie antiche dal tipico acciottolato bicolore, di splendide chiese e palazzi nobiliari, un cumulo di macerie. Questa tragedia, legata non certo alla natura matrigna, bensì all’insipienza dell’uomo, è stata resa particolarissima nella sua tragicità da un evento mai verificatosi prima nella memoria degli italiani. Nessun altro terremoto, infatti, aveva a memoria di uomo distrutto ogni tipo di “palazzo del potere”, fatta unica eccezione per la solida costruzione della Scuola della Guardia di Finanza. In pochi notturni secondi, quindi, la città dell’Aquila si è trovata senza “casa” non solo per i suoi abitanti, bensì anche per le sue istituzioni: distrutti o resi inagibili, in dettaglio, sono stati il Comune, la Prefettura, la Provincia, la Questura, il Tribunale ed il...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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