A partire dagli ultimi anni del secolo scorso, l’utilizzo dei farmaci b bloccanti nei pazienti cardiopatici ha subito un incremento esponenziale. In particolar modo, i b bloccanti sono stati prescritti de novo al paziente con insufficienza cardiaca cronica (dato estremamente rilevante in considerazione del fatto che, fino a quel momento, erano assolutamente controindicati in questa categoria di pazienti) e ne è stato aumentato l’impiego nei pazienti ipertesi e cardiopatici ischemici. Tale incremento è sicuramente da ricondurre ai benefici prodotti dai b bloccanti di ultima generazione che, oltre alla riduzione della frequenza cardiaca, della forza di contrazione miocardica ed alla inibizione dei recettori b1 adrenergici a livello del rene (caratteristiche dei b bloccanti di prima e seconda generazione) presentano una maggiore cardioselettività ed un effetto vasodilatatorio periferico. Queste ultime due caratteristiche fanno sì che i b bloccanti di terza generazione presentino un profilo di tollerabilità ed emodinamico più vantaggioso rispetto ai b bloccanti “classici”. Infatti, sono stati proprio alcuni effetti collaterali tipici dei b bloccanti di vecchia generazione, quali l’alterazione della lipemia, della glicemia e la...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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