La programmazione delle terapie dell’ICD con un ritardo di intervento prolungato rispetto alla programmazione tradizionale o solo per tachiaritmie ≥ 200 battiti/min o già per quelle con frequenza cardiaca (FC) ≥ 170 battiti/min, con un delay variabile a seconda del range di FC, è stata associata sia ad una riduzione degli interventi inappropriati che della mortalità per tutte le cause durante il follow-up a lungo termine. Questi sono i risultati di questo studio in cui sono stati randomizzati 1.500 pazienti, con indicazione ad impianto di ICD in prevenzione primaria, a tre differenti configurazioni di programmazione: programmazione per terapia ritardata ad alta frequenza, A, (con un ritardo di 2,5 secondi prima di iniziare la terapia nei casi di FC ≥ 200 battiti/min) o per terapia ritardata variabile a seconda del range di FC, B, (con...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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