Aumentando l'impegno del paziente affetto da scompenso cardiaco cronico nella cura di se stesso e le capacità di autogestire la propria terapia si riducono le ospedalizzazioni. Queste sono le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori coordinati da Martha J. Shively, del VA San Diego Healthcare System, California. Pochi studi hanno esaminato se la prognosi dell’insufficienza cardiaca (HF) può essere migliorata aumentando l'impegno del paziente nella cura e la capacità di autogestire la sua terapia (definito “attivazione del paziente”), pertanto i ricercatori hanno voluto valutare l’efficacia sui ricoveri e gli accessi al pronto soccorso di un intervento di “attivazione” rispetto al trattamento convenzionale in pazienti con HF. Sono stati arruolati 84 pazienti e assegnati in modo casuale a terapia tradizionale (n=41) o terapia tradizionale più l'intervento di “attivazione” (n=43). I partecipanti...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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