Il trial MADIT II (The Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial)1, pubblicato nel 2002 sul New England Journal of Medicine, ha rappresentato una svolta fondamentale nel trattamento dei pazienti affetti da cardiopatia post-infartuale con ridotta frazione di eiezione: gli autori, infatti, hanno potuto dimostrare che l’impianto in prevenzione primaria di un defibrillatore (ICD), a distanza di almeno un mese da un precedente infarto del miocardio, senza necessità di esecuzione di studio elettrofisiologico, comporta una significativa riduzione della mortalità globale (31% a un follow-up medio di 20 mesi). Le indicazioni derivate da questo trial sono state subito incorporate nelle linee guida internazionali2; studi successivi, condotti in pazienti affetti da un simile grado di disfunzione ventricolare sinistra e da segni e sintomi di scompenso cardiaco3,4, hanno confermato la validità dell’impiego di un ICD in prevenzione primaria per ridurre la morte improvvisa e la mortalità globale. Nonostante l’indubbio vantaggio emerso, il guadagno medio in termini di sopravvivenza dimostrato nella fase iniziale del trial è stato di soli 2 mesi5. Il follow-up esteso a 8 anni ha potuto mostrare, tuttavia, un ulteriore riduzione della mortalità per tutte le cause anche nei successivi 4 anni di osservazione (5-8 anni, ICD vs...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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