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Significato prognostico della frequenza cardiaca basale nell’ipertensione resistente in relazione con l’uso dei beta bloccanti
Fonte: Am J Hypertens 2013; 26(2): 218-26.

Si tratta di uno studio prospettico nel quale si è voluto valutare il valore prognostico della frequenza cardiaca a riposo in pazienti con ipertensione arteriosa sistemica resistente e determinare se questo sia modificato dal trattamento beta bloccante. Sono stati arruolati 528 pazienti con ipertensione resistente nei quali la frequenza cardiaca basale è stata valutata mediante valutazione clinica, ECG e durante MAP. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi a seconda della loro frequenza cardiaca: gruppo con frequenza cardiaca bassa (<60 bpm o 55 nelle ore notturne), gruppo con frequenza cardiaca elevata (>75 bpm o 70 nelle ore notturne) e gruppo di riferimento con frequenza cardiaca intermedia (60-75 bpm). Dopo un follow-up di 4.8 anni le frequenze cardiache alte o basse sono risultate predittori di mortalità, in particolare se rilevate al MAP. Una frequenza cardiaca elevata è apparsa un fattore di...continua a leggere

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