Lo studio ha valutato l'ivabradina vs placebo in 6.505 pazienti con scompenso cardiaco cronico, distribuiti in quattro gruppi in base all'etá (< 53 anni, n = 1.522 ; 53 a <60 anni, n = 1.521 ; da 60 a < 69 anni, n = 1.750, e ≥ 69 anni, n = 1.712). Gli effetti dell'ivabradina sugli outcomes cardiovascolari, i cambiamenti nella frequenza cardiaca e gli eventi avversi, in particolare bradicardia, sono stati valutati in base alle fasce di età. Un sottogruppo di 602 pazienti ha effettuato un monitoraggio Holter in 24 ore ambulatoriale. Il rischio relativo dell'end point primario (morte cardiovascolare o ospedalizzazione per peggioramento scompenso) era ridotto dall'ivabradina in tutte le fasce di età, dal 38 % [hazard ratio (HR) 0,62, intervallo di confidenza 95 % (CI) 0,50-0,78, p<0.001] in pazienti più giovani con età < 53 anni al 16% (HR 0.84, 95 % CI 0,71-0,99, p=0,035) nei pazienti più anziani ≥ 69...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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