L'ipertensione è definita resistente quando le strategie terapeutiche, comprendenti un adeguato stile di vita in aggiunta ad un farmaco diuretico ed altri due farmaci antipertensivi appartenenti a classi differenti (ma che non devono necessariamente includere una molecola antagonista del recettore dei mineralcorticoidi) e somministrati ad adeguato dosaggio adeguato, falliscono nel ridurre i valori di pressione arteriosa sistolica e pressione arteriosa diastolica al di sotto, rispettivamente, di 140 mmHg e 90 mmHg. A seconda della popolazione presa in esame e della metodologia di screening utilizzata la prevalenza dell'ipertensione resistente risulta compresa in una percentuale variabile fra il 5 % ed il 30 % dell'intera popolazione di pazienti affetti da ipertensione arteriosa; con una stima poco inferiore al 10% che verosimilmente rappresenta la reale prevalenza. L'ipertensione resistente è associata ad un rischio elevato di eventi cardiovascolari e renali. L'ipertensione resistente può essere reale o spuria. Una causa frequente di pseudo ipertensione resistente è infatti la mancata aderenza e compliance al regime terapeutico prescritto, un fenomeno chiamato in causa per spiegare lo scarsa percentuale di pazienti ipertesi che raggiungono il target pressorio desiderato. Il mancato controllo dei valori pressori può tuttavia dipendere anche da altre cause (i) persistenza della reazione di allarme che altera la valutazione ambulatoriale dei valori pressori (anche se non...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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