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FOTOGRAFIA POST RIVASCOLARIZZAZIONE

Presentati al congresso SIC 2010 i dati del registro REOART dell’ANCE su ciò che succede ai pazienti rivascolarizzati gestiti dai Cardiologi del Territorio e dai Medici di Medicina Generale.

Negli ultimi quindici anni la vita media delle popolazioni nei paesi occidentali è aumentata di circa 10 anni. La cardiologia ha contribuito per sei anni e nove mesi, mentre l’oncologia solo per due anni e quattro mesi. Malgrado ciò in Europa ogni 26 secondi vi è un attacco cardiaco ed ogni minuto un decesso per malattie cardiovascolari. Il 38% di chi ha avuto un attacco cardiaco muore entro l’anno e quindi le malattie cardiovascolari tengono ancora il triste primato della mortalità nel mondo. La malattia coronarica costituisce il perno attorno al quale ruota la mortalità, mentre la rivascolarizzazione delle arterie coronariche è uno dei fattori che hanno maggiormente contribuito a ridurne la mortalità; tuttavia, è corretto ricordare che quanto noi possiamo fare oggi non elimina “la malattia” ma può ridurre i sintomi del paziente tanto da consentirgli spesso una ottima qualità di vita, almeno per un certo numero di anni poi, in alta percentuale, si ha un ulteriore fenomeno coronarico occlusivo. In altre parole abbiamo trasformato una malattia acuta in cronica e ne abbiamo rinviato l’exitus. L’ANCE, l’Associazione Nazionale dei Cardiologi del Territorio, nel 2009 ha ritenuto opportuno indagare a fondo su ciò che avviene dopo la rivascolarizzazione in...continua a leggere
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