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Troppi NON-Responder!

Tra il 25% ed il 40% di NON-Responder gettano un’ombra di inefficienza sulla CRT. Quali le cause, l’impatto sociale e clinico e le possibili soluzioni per ridurli.

La terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT) ha ampiamente dimostrato la propria efficacia in pazienti con scompenso cardiaco (HF) avanzato (classe NYHA III/IV), nel migliorare la prognosi e la qualità di vita, e recentemente anche in pazienti con HF moderato (soprattutto in classe NYHA II), nel ridurre gli eventi di HF nel follow-up. Un paziente trattato con CRT si dice “Responder” alla terapia stessa se, in un determinato orizzonte temporale dall’applicazione del device CRT (posto che sia efficacemente rilasciato il pacing resincronizzante), soddisfa i seguenti criteri: è sopravvissuto, non è mai stato re-ospedalizzato per HF, ha migliorato lo score di qualità di vita, la classe funzionale (NYHA ridotta di almeno 1 livello) e i parametri ecocardiografici (rimodellamento inverso efficace). Per converso, un paziente è definito NON-Responder se non soddisfa uno o più fra i criteri elencati. In letteratura, secondo l’end point considerato (clinico oppure ecocardiografico) e la datazione dei lavori, la quota di NON-Responder a CRT si colloca variabilmente tra il 25% ed il 40%, il che fa intuire la dimensione del problema e quanto si debba ancora lavorare per una più efficace implementazione della CRT nella prassi clinica. Non esiste fra l’altro un consenso ben definito su quali siano...continua a leggere
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