In pazienti con blocco bifascicolare e sincope di origine non determinata, la programmazione in DDD 60 bpm di un pacemaker bicamerale ha determinato una riduzione significativa della sincope o degli eventi sintomatici associati ad un origine cardioinibitoria, rispetto ad una programmazione in DDI a 30 bpm. Sintomi associati con una nuova insorgenza di disturbi del ritmo sono stati trovati comunque a 2 anni nel 15% della popolazione. Queste sono le conclusioni a cui sono giunti il dott. Massimo Santini ed i suoi collaboratori nello studio PRESS (Prevention of syncope through permanent cardiac pacing in patients with bifascicular block) in cui si sono proposti di dimostrare la possibilità di ridurre gli eventi sintomatici nei pazienti portatori di PMK (pacemaker) permanente con blocco bifascicolare e sincope di origine indeterminata, variando la modalità di programmazione. Il...continua a leggere
ABSTRACT SEMPLIFICATO DEI CONTENUTI DI CARDIOLINK SCIENTIFIC NEWS
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