CIAO MASSIMO...

Conobbi il Prof. Massimo Chiariello nel 1981 quando, studente del quarto anno di Medicina, gli chiesi di poter frequentare il reparto di Cardiologia dell’Università Federico II di Napoli, con l’obiettivo di diventare un Cardiologo. Ricordo quel giorno come fosse ieri; mi chiese, come era solito fare, quale fosse la media degli esami di profitto e mi invitò a frequentare il suo reparto dal giorno dopo. Non sapevo allora quanto l’incontro di quel giorno avrebbe segnato la mia vita professionale e che sarebbe stato l’inizio di un profondo rapporto umano e lavorativo interrottosi troppo presto. In quel periodo era da poco tornato dagli Stati Uniti e dalla prestigiosa fellowship sotto la guida di Eugene Braunwald, portando con sé un bagaglio di esperienza scientifica svolta in uno dei “templi” della Cardiologia che subito mise a disposizione di quella che, nel corso di pochi anni, sarebbe diventata la sua Scuola. Ricordo i suoi primi insegnamenti teorici e pratici nel laboratorio di Cardiologia sperimentale che aveva allestito e nel quale lavorava, insieme a noi, insegnandoci il metodo, il rigore scientifico, la capacità di critica nel portare avanti un progetto di ricerca. Divenne, di lì a poco, il più giovane professore ordinario di Cardiologia in Italia, circondandosi di un gruppo di collaboratori molti dei quali sono oggi professori ordinari o associati di Cardiologia o ricoprono posti di primario in importanti istituzioni ospedaliere italiane. Ricordo la sua capacità di valutare le persone e di identificare in ciascuno l’attitudine migliore da sviluppare, stimolandola e supportandola pur nel rispetto della massima libertà di iniziativa. Ricordo l’impegno per ciascuno di noi nell’offrirci la possibilità di formarci all’estero e l’orgoglio per i successi della sua Scuola. Siamo stati formati dal suo equilibrio nell’attività di ricerca ed in quella clinica, dalla sua cultura, dal suo entusiasmo e dalla sua capacità di intravedere con anticipo i futuri campi di sviluppo della Cardiologia. Ci trasmetteva il suo senso del dovere e del rispetto delle istituzioni alle quali credeva e per le quali si è speso tantissimo. Ricordo con commozione gli ultimi messaggi di lavoro scambiatici fino al giorno prima della sua scomparsa. Ma, oltre ai tanti aspetti professionali, mi piace ricordare le sue qualità umane, il tratto signorile, la disponibilità verso tutti, la sua cultura artistica e letteraria, le conversazioni amichevoli, il suo senso di ironia sempre leggermente velato di tristezza. Ripenso con ammirazione al suo ultimo esempio, alla dignità e alla compostezza con cui ha vissuto il terribile dramma umano che il destino gli aveva riservato, alla serenità che cercava di trasmettere intorno a sé, pur tra le profonde sofferenze personali unite alle ansie per gli allievi che avrebbe lasciato.

La Cardiologia italiana perde uno dei suoi massimi protagonisti, che tanto ancora avrebbe potuto dare. Io ho imparato tanto da lui ed avrei voluto e continuato ad imparare ancora con la sua presenza.

Pasquale Perrone Filardi
 
TIZIANA ATTISANO
alle belle parole di Pasquale posso soltanto aggiungere la generosità che caratterizzava il prof. Massimo e della quale io sono stata una fortunata destinataria in due momenti importanti della mia formazione universitaria: la prima ,quando, oltre ad affidarmi un tema sperimentale per la mia tesi di laurea, fu felice di essere mio co-relatore il giono della discussione della stessa (molto brillante e premiata con la lode) e la seconda quando allora giovane laureata con molte promesse e pochi soldi accettò con piacere la mia richiesta di poter lavorare nella sua Clinica (comprendendo bene le mie necessità). Non dimenticherò mai tutto questo.
inserito il: 11-06-2010 15:10