Trattamento con statine e il rischio di embolia polmonare recidivante
Fonte: Eur Heart J (2013) 34 (24): 1800-1806.

I pazienti con tromboembolismo venoso idiopatico (TEV) hanno un alto rischio di ricorrenza durante e dopo l'interruzione del trattamento anticoagulante. Diversi studi suggeriscono che il trattamento con statine riduce l'incidenza di un primo episodio di TEV, ma mancano i dati sugli effetti nei pazienti con un precedente episodio di TEV. lo studio ha esaminato l'effetto della terapia con statine sul rischio di embolia polmonare ricorrente (EP). Il trattamento con statine riduce il rischio di recidiva di EP, a prescindere dal trattamento con anticoagulanti. Il trattamento con statine può essere una valida alternativa per il trattamento anticoagulante nel trattamento a lungo termine del EP. Utilizzando il sistema di record linkage PHARMO, un registro basato sulla popolazione olandese con dati registrati in farmacia e legati alle schede di dimissione ospedaliera, sono stati identificati i pazienti ricoverati in ospedale con un episodio acuto di EP tra il 1998 e il 2008. La prescrizione di statine e di antagonisti della vitamina K sono state individuate a partire alla dimissione e durante il follow-up. L'associazione tra l'uso di statine (variabili nel tempo) e l'incidenza di recidive, eventi cardiovascolari e morte è stata valutata utilizzando l'analisi di regressione di Cox. L'età media (deviazione standard) era 61 (17) anni. La mediana (range) durata del trattamento con antagonisti della vit K dopo EP acuta era 199 (45-3.793) giorni. Ventiquattro per cento dei pazienti (n = 737) ha avuto almeno una prescrizione di statine durante il periodo di follow-up e la durata mediana della terapia con statine era 1.557 (5-4.055) giorni. Nel corso di un follow-up medio di 1529 (1-4.155) giorni, 285 (9,2%) pazienti hanno presentato una recidiva. Il trattamento con statine era associato ad un ridotto rischio di recidiva di EP [hazard ratio (HR) 0,50, 95% CI: 0,36-0,70], sia durante che dopo l'interruzione del trattamento con antagonisti della vit K. Una relazione dose-risposta è stata dimostrata con la maggiore riduzione in pazienti trattati con statine più potenti. Infine, il trattamento con statine ha ridotto il rischio di eventi cardiovascolari e di mortalità per qualsiasi causa.

 
AMELIA MARZANO
A questo punto penso che la prova provata potrebbe derivare da uno studio randomizzato e un risultato sovrapponibile a quello di questo studio sarebbe sicuramente molto interessante
inserito il: 01-07-2013 08:06
 
 
RINALDO RIPA
Molto interessante l'azione delle statine sulla protezione della recidiva di EP( simvastatina,atorvastatina, non pravastatina),tenendo conto anche del noto effetto di potenziamento della TAO con Coumadin, da esse indotto. Questi dati devono influenzare la nostra pratica terapeutica, magari dopo un trial, come suggerito dalla collega Marzano.
inserito il: 01-07-2013 16:58
 
 
MASSIMO RIBETTO BRUNO
Non ci viene detto né quale/quali statina/e sono oggetto di questo studio né il dosaggio. Concordo che l'argomento è interessante e deve essere approfondito. Sicuramente le statine hanno ancora aspetti poco conosciuti e che possiamo sfruttare al di là delle sole "tabelle di rischio cv"
inserito il: 01-07-2013 21:48
 
 
STEFANO RADICCHIA
Ma era già noto da tempo ai cultori della materia che le statine si potevano candidare ad uno studio cosiddetto "extension" di prevenzione delle recidive a lungo termine. In particolare dopo gli studio con ASA dopo i 3-6 mesi di warfarin (cosiddetto WARFASA pubblicato sul NEJM da un gruppo italiano e il successivo lavoro di conferma pubblicato da un gruppo australiano) in cui si era dimostrata una riduzione di poco più del 40% nei trattati con ASA, all'indomani dello studio Jupiter si era da più parti ipotizzato uno studio WARFASTATIN ma non si sono trovati sponsor interessati (la rosuva, che probabilmente è la più efficace e che comunque ha già dimostrato con Jupiter l'alta protezione - molto più del 40% dell'ASA e a differenza dell'ASA con nessun effetto collaterale - ha un brevetto che scade tra 2-3 anni e quindi non vuole investire). Lo studio descritto è osservazionale e pertanto è un surrogato per ottenere una evidenza di ciò che si supponeva da tempo. Il fatto è che comunque almeno nella popolazione ultra-sessancinquenne sarebbe questione di lana caprina poiché se vorremo minimamente incidere sulla storia naturale delle malattie cardio-vascolari (arteriose) il solo modo è quello di prendere una statina e il probabile destino di ogni over 60 è di fare una statina, indipendententemente dal fatto se si sia in precedenza sperimentato un evento di TEV o meno. Quindi, forse, un "warfastatin" (come suggerisce la collega Amelia) potrebbe evere senso solo in una popolazione con TEV che sia sotto i 60 anni. Dopo questa età infatti la probabilità di fare una statina per motivi i più diversi (dall'ateromasia carotidea asintomatica non stenosante alla micro-albuminuria) sarebbe comunque molto elevata. E poi ci vuole lo sponsor poiché fare simili studio multicentrici randomizzati è decisamente costoso. Potrebbe tuttavia essere negli interessi degli stati sovrani incentivare sperimentazioni simili versus i nuovi anticoagulanti orali (che a breve sostituiranno il warfarin anche nel TEV)poiché in tal caso vi sarebbe un netto risparmio in termini di costi e forse un possibile vantaggio in termini di rapporto efficacia/effetti collaterali (emorragici).
inserito il: 02-07-2013 07:41