Fonte: Circulation online before print June 26, 2014, doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.114.009107. Gli studi sulla mortalità a lungo termine dopo tromboembolismo venoso (TEV) sono scarsi. Utilizzando un database di medici danesi, abbiamo condotto uno studio di coorte a livello nazionale di 30 anni su una popolazione di 128.223 pazienti con TEV la prima volta (1980-2011) e una coorte di confronto di 640.760 persone dalla popolazione generale (senza VTE), abbinati in modo casuale per sesso, anno di nascita . I rischi di mortalità per i pazienti con trombosi venosa profonda (TVP) ed embolia polmonare (EP) erano marcatamente superiori per la coorte di confronto durante il primo anno, e in particolare entro i primi 30 giorni (3,0% e 31% vs 0,4%). Utilizzando la regressione di Cox, abbiamo valutato rapporti dei tassi di mortalità (MRRS) con intervalli di confidenza al 95% (IC). Nel corso del tempo, la MRR a 30 giorni era sempre 5-6 volte aumentata per la TVP, e migliorava per la PE da 138 (125-153) nel 1980-1989 a 36,08 (32,65-39,87), tra il 2000-2011. I MRRS 1-10 anni e 11-30 anni è rimasto il 25% -40% sia aumentata dopo TVP e EP, ma erano 3-5 volte aumentato dopo TVP e 6-11 volte maggiore dopo il PE quando si considera VTE come causa immediata di morte. I pazienti con VTE avevano un aumentato rischio di morte, soprattutto nel primo anno dopo la diagnosi, ma anche durante i 30-anni di follow-up con VTE come causa importante di morte. Mentre la mortalità a 30 giorni dopo la TVP rimaneva abbastanza costante, nei 30 anni dopo l’evento, aumentava notevolmente per la PE.
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SIA PER LA TEV MA ANCHE CON EP ,E'DIFFICILE
CHE SI CONSIGLIANO I NOA,LA MAGGIORPARTE DEGLI SPECIALISTI PRESCRIVONO COUMADIN.
SEMBRA CHE ANCHE IN AMERICA ANCORA SI PRESCRIVANO GLI ANTICOAGULANTI TRADIZIONALI.PER LA PREVENZIONE DOPO TEV
E' DIFFICILE CAPIRE PER QUANTO TEMPO SAREBBE NECESSARIO TRATTARE SENZA RISCHIARE. IO PENSO CHE OGNI CASO E' UNA STORIA A PARTE E VA FATTA UNA VALUTAZIONE ED UNA TERAPIA PERSONALIZZATA ANCHE PER I TEMPI.
Quindi sono esclusi tutti i casi, come le recidive non provocate, per i quali la terapia è sine die