PERSONAL CARE

Appropriatezza, qualità ma soprattutto “personalizzazione” delle cure al 41° Congresso ANMCO.

Anche quest’anno, pur nel mezzo della più grave e preoccupante crisi economica degli ultimi anni, abbiamo organizzato e portato a termine il 41° Congresso dell’Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri che, al di là della ricca e articolata offerta scientifica e formativa, rimane per l’Associazione l’evento culturale più importante dell’anno, una vetrina per i giovani, una occasione per ritrovarsi insieme in un clima di amicizia e partecipazione per rinnovare un impegno associativo che sempre necessita di essere rinforzato. Come da tradizione, il programma è stato realizzato con il contributo di tutte le componenti dell’ANMCO, dai singoli soci ai presidenti regionali, dai chairmen delle Aree, al Centro Studi, alla Fondazione per il tuo cuore. Il Consiglio Direttivo ha avuto l’onore e l’onere di mettere insieme e di armonizzare le tante proposte e mediare tra l’esigenza di soddisfare le aspettative degli associati e quella di mantenere un livello scientifico elevato. I temi che abbiamo dibattuto e approfondito nei quattro giorni di lavoro sono stati quelli che affrontiamo giornalmente nei nostri reparti di degenza: le sindromi coronariche acute e la malattia coronarica cronica, la fibrillazione atriale e le aritmie ventricolari maligne, lo scompenso cardiaco acuto e cronico, la prevenzione e la riabilitazione del cardiopatico. Abbiamo lavorato nell’ottica di migliorare l’appropriatezza e la qualità delle cure con l’obiettivo di rimettere al centro dell’attenzione il malato, con le sue specificità e le sue preoccupazioni piuttosto che la malattia con la sua crescente e inevitabile schematizzazione. Attualmente, la ricerca clinica cardiovascolare mira ad identificare le modalità terapeutiche che “mediamente” risultano efficaci; tuttavia, molti malati si discostano “imprevedibilmente” dalla risposta media: alcuni soggetti vanno incontro a problemi nonostante l’impiego puntuale di terapie che si sono dimostrate efficaci ed altri rimangono “inaspettatamente” in buona salute nonostante le cattive premesse. È il momento di cercare di scoprire i meccanismi di malattia e di protezione ancora ignoti in grado di cominciare a spiegare quei casi che si discostano anche clamorosamente dai comportamenti attesi. Quella della “personalizzazione” delle cure cardiovascolari è certamente una sfida difficile, ma anche particolarmente stimolante, che la Rete delle Cardiologie italiane si accinge ad affrontare e che crediamo, ancora una volta, di poter vincere perché abbiamo la curiosità di guardare avanti, vantiamo una collaborazione consolidata con istituti di ricerca prestigiosi, abbiamo la possibilità di attivare in tempi brevi una rete collaudata di ricercatori che fin dagli anni 80, con gli studi GISSI, è stata in condizione di indicare al mondo la nuova e più efficace modalità di cura dell’infarto miocardico acuto.
Nell’ambito del Congresso, ha avuto particolare risalto lo spazio dedicato allo studio Blitz 4 Qualità che si propone di incrementare i livelli di adesione alle Linee Guida con l’obiettivo di migliorare gli outcome dei pazienti con Sindrome Coronarica Acuta. Negli ultimi anni, lo sviluppo di nuovi farmaci attivi nell’ambito della prevenzione e della cura della malattia coronarica, la diffusione delle tecniche di rivascolarizzazione e il miglioramento dei percorsi gestionali hanno permesso di ottimizzare significativamente la prognosi ospedaliera e a distanza dei pazienti con SCA. Le evidenze attuali sono riassunte e sistematizzate nelle Linee Guida messe a punto e continuamente aggiornate dalle società scientifiche e dovrebbero guidare i nostri comportamenti dal momento che è dimostrato che maggiore è l’aderenza a queste raccomandazioni, migliore è l’evoluzione di questi pazienti. Nel mondo reale, in Italia come in altri paesi, tuttavia, l’aderenza alle Linee Guida è ancora largamente insufficiente, ma d’altra parte è dimostrata la fattibilità di progetti indirizzati a cercare di risolvere o minimizzare questa criticità, con impatto estremamente positivo sugli esiti clinici. Il progetto ANMCO è ambizioso e innovativo: sono stati arruolati e seguiti per 6 mesi, in due tornate, oltre 11.000 pazienti a dimostrazione del fatto che la Rete delle strutture cardiologiche italiane rappresenta un patrimonio unico al mondo di cui essere orgogliosi. Si è discusso appassionatamente sul documento Struttura e Organizzazione della Cardiologia in un’epoca di grandi trasformazioni sollecitate e perseguite e, inutile nasconderlo, sulla scia di una crisi economica e finanziaria che non possiamo ignorare. Abbiamo sottolineato ancora una volta tre concetti prioritari e irrinunciabili: il cittadino ha il diritto di ricevere lo stesso trattamento su tutto il territorio nazionale e il SSN deve garantire tale diritto con leggi da applicare anche al di sopra delle Regioni; il paziente cardiopatico ha il diritto di essere curato dal Cardiologo nei Reparti/Dipartimenti di Cardiologia; la disgregazione della Cardiologia confonde i percorsi diagnostico-terapeutici e finisce inevitabilmente per danneggiare i pazienti. 3-2010-3-1E ancora, che le Unità di terapia intensiva cardiologica sono il perno intorno al quale deve continuare a ruotare l’assistenza del paziente cardiopatico acuto e che il Dipartimento cardiologico è il luogo dove si può realizzare la più ampia integrazione specialistica in grado di razionalizzare le risorse, generare cultura, permettere la contestualizzazione e l’implementazione delle Linee Guida, elaborare programmi di formazione in relazione ai bisogni. Il modello per “intensità di cure” rappresenta un regresso in termini clinici ed organizzativi, rischia di frammentare percorsi assistenziali collaudati, riduce l’efficacia delle cure e disperde un patrimonio di cultura e di esperienza accumulato in 40 anni che ha portato a una riduzione straordinaria di mortalità e morbilità per le malattie cardiovascolari (Figura 1). Il documento su cui si è discusso è, per la prima volta, un documento unitario di tutta la cardiologia italiana che dovrebbe dare l’opportunità di riflettere con la massima apertura agli scenari che abbiamo davanti. Questa nostra posizione è stata presa in seria considerazione dagli organi istituzionali pur con alcuni distinguo, soprattutto legati ai costi che, non è detto e documentato sufficientemente, possano essere ridotti. È necessario continuare a lavorare per dimostrare che la Cardiologia italiana ha ancora molte cose da dire in ambito di ricerca, di formazione e di organizzazione delle risorse per continuare a rappresentare un punto di riferimento nell’ambito della Sanità Italiana.

Salvatore Pirelli
Past President ANMCO