AMERICAN HEART FAILURE

Lo scompenso cardiaco a tutti i livelli di gravità al centro dell’attenzione del Cardiology Show dell’American Heart Association. I dati dai nuovi trial.

4-2010-1-1Dal 13 al 17 Novembre presso il McCormick Place di Chicago si è svolto il congresso annuale del­l’Ame­rican Heart Association (AHA), la più grande organizzazione no-profit statunitense contro le malattie cardiovascolari. Durante la Scientific Session, divenuta negli anni un punto di riferimento nel mondo scientifico cardiologico, sono stati af­frontati 7 grandi temi cardiovascolari: l’epidemiologia e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, i disordini genetici, l’imaging, le alterazioni del rit­mo car­diaco includendo anche la ria­ni­mazione cardiovascolare, l’in­far­to del miocardio, la ri­va­sco­la­rizzazione miocardica e le malattie vascolari. Tutti i te­mi hanno affrontato aspetti del­la ricerca di base, della ricerca traslazionale, della ricerca clinica e della ricerca sulla popolazio­ne. Una sessione speciale è stata de­dicata all’ictus cerebri, in considerazione del fatto che da qualche anno esiste l’Ame­rican Stro­ke Association, ramo dell’AHA, che si dedica allo studio e alla pre­venzione della pa­­to­logia va­sco­lare cerebrale. Inol­tre, si è svolto il simposio in­­ter­nazionale “Car­di­orenal cross talk and sy­ndromes”, incentrato sulla sindrome cardiorenale sem­­pre più frequente nel contesto del­­l’insufficienza cardiaca. Nel primo gior­no di congresso è sta­to fe­steg­giato il 50° compleanno della rianimazione cardiopolmonare pre­sentando, nella sessione plenaria, l’ag­giornamento delle li­nee guida ed interessanti dati sul­le tecniche di rianimazione e sul­le te­rapie farmacologiche fin’ora utilizzate. Nel giorno se­guente il focus è stato l’insufficienza car­diaca con la presentazione di 4 nuovi trial. 4-2010-1-2Lo studio che ha prodotto risultati particolarmente positivi è stato il trial EM­PHA­­SIS-HF (Eplerenone in Mild Pa­tients Hospitalization And Sur­vI­val Study in Heart Fai­lure). Lo studio, interrotto pri­ma del termine per eccesso di positività, riduzione del 37% del ri­schio combinato di morte e ospedalizzazione a favore del grup­po trattato (Figura 1), è sta­to condotto su 2.737 pazienti ar­ruolati in 270 centri di 29 paesi ed ha esaminato pa­zienti affetti da insufficienza cardiaca moderata a cui è sta­to somministrato eplerenone vs placebo. L’eple­re­none, farmaco del­la categoria dei diuretici antago­­nisti dell’adostero­ne (at­tual­mente non ancora pre­­­sente in Italia), è già inserito nelle linee guida americane del trattamento dell'in­sufficienza car­­­diaca, ma, pri­ma di questo stu­­dio, erano chiari soltanto gli effetti su pazienti con una severa disfunzione ventricolare. Nel­lo studio l’eplerenone ha dimostrato una ri­duzione del­la mortalità per tutte le cau­se (Figura 2) e le ospedalizzazioni per qualunque patologia (un terzo rispetto al placebo) (Figura 3) e per scompenso cardiaco (Figura 4). 4-2010-1-3“Que­sta terapia cambierà certamente le linee guida del trattamento dell'insufficienza cardiaca moderata!” con queste parole il dott. F. Zannad del Clinical In­ve­sti­gation Center, Università di Nancy, principal investigator del­lo studio, ha concluso la sua presentazione. Altro trial interessante per le conclusioni forniteci è lo studio RAFT (Re­sy­­n­chro­niza­tion/de­fibril­la­tion for Am­bu­la­tory heart Fai­lure Trial) in cui sono stati valutati l’efficacia e la sicurerezza dell’impianto di ICD (Implantable Car­dioverter De­fi­bril­lator) combinato con CRT (Cardiac Re­syn­chro­ni­zation The­rapy) verso il solo ICD in pazienti affetti da insufficienza cardiaca di grado lie­ve/mo­derato in te­ra­pia medica ot­timizzata. Studi precedenti avevano già dimostrato l’efficacia di tale combinazione in pazienti con insufficienza cardiaca severa ma non esistevano dati sulle forme di scompenso me­no gravi. Lo studio RAFT ha arruolato 1.798 pazienti in 34 di­versi centri tra Canada, Eu­ro­pa e Australia tra il Gennaio 2003 e Febbraio 2009. L’età media dei pazienti era di 66 anni, l’82% erano uomini e due terzi dei pa­zienti avevano una origine ischemica dello scompenso. Il follow-up medio è stato di 40 mesi, sicuramente uno dei più “lunghi” trial di questo tipo. I ri­sultati hanno mostrato una riduzione significativa del 25% di morte e reospedalizzazione per scompenso nel gruppo ICD+CRT vs il grup­po solo ICD (Fi­gura 5). 4-2010-1-4Anche l’incidenza di morte per tutte le cause si è ridotta nel gruppo ICD+CRT vs il gruppo solo ICD (Fi­gura 6). Gli autori hanno a­n­che annunciato di es­sere sul pun­to di ultimare una analisi di cost-effectiveness sull'impiego dei due device vs il so­lo ICD. Sem­pre riguardante de­vi­ce è il trial ADVANCE (Eva­­lu­ation of HeartWare HV­AD Left Ven­tri­cu­lar Assist De­vice System for the Treat­ment of Ad­vanced He­­art Fai­lu­re stu­dy) in cui sono stati arruolati 140 pazienti in attesa di trapianto, iscritti nello United Network for Organ Sharing’s Heart Tran­splant, in 30 diversi centri. L’età media dei soggetti era di 53 anni e il 72% erano uomini, tutti affetti da for­me di scompenso gravi da almeno 1 anno. Ai pazienti ar­ruo­lati è stato impiantato l’HVAD, device dotato di caratteristiche tecniche avanzate e so­prattutto di dimensioni molto minori rispetto agli attuali LVAD utilizzati. Il gruppo di controllo era costituito da 499 pazienti con le stesse caratteristiche sottoposti a in­ter­vento per l’impianto di pom­pe per l’assistenza ventricolare sinistra già disponibili ed autorizzate. I ricercatori hanno confrontato i risultati dei due gruppi a 180 e 360 giorni dall'impianto mettendo in evidenza co­me HVAD non sia inferiore agli LVAD, dimostrando minori even­ti avversi nel gruppo im­pian­tato con HVAD ad un anno. 4-2010-1-5Inoltre, sono stati valutati an­che la capacità funzionale e la qualità di vita dei pazienti di entrambi i gruppi. Anche in que­sti as­petti il gruppo con HVAD ha di­mostrato di non es­sere inferiore al gruppo con LVAD nel mi­glio­rare la capacità funzionale (va­lutata mediante il test dei 6 minuti) già dopo soli 3 mesi dall’impianto e almeno due parametri della qualità di vita rispetto al momento dell’impianto. Ultimo, anche per i risultati, l’ASCEND-HF (Acute Stu­dy of Clinical Ef­fec­­­ti­ve­ness of Nesiritide in De­com­­­pen­sated Heart Failure Trial). Nello studio sono stati ar­ruo­lati 7.141 pazienti con scompenso cardiaco acuto a randomizzati a nesiritide vs placebo al fine di valutarne l'efficacia e la sicurezza. Questo farmaco, nel passato, è stato al centro di nu­merose speculazioni negli USA sulla sua sicurezza (aumento del ri­schio di morte e insufficienza renale) basate su dati incompleti e su osservazioni parziali. Ne­siritide è un derivato analogo al peptide natriuretico di tipo B che agisce rilasciando la muscolatura vascolare ed aumentando l'escrezione idrica mediante eliminazione di sodio. 4-2010-1-6Il trial è stato effettuato da 400 centri internazionali in 30 paesi diversi. I pa­zienti avevano un'età me­dia in­tor­no ai 67 anni, il 34% erano fem­mine ed il 15% afro-americani. Il 60% aveva una storia di is­chemia miocardica. Il trattamento con nesiritide o placebo iniziava dopo 24 ore dall'ospedalizzazione per peggioramento dei sintomi e continuava per un periodo variabile da 2 a 7 giorni con un follow-up a 30 giorni. Nono­stan­te in passato la nesiritide aves­se mostrato una certa efficacia nel migliorare la dispnea, lo studio ASCEND-HF ha dimostrato che, dopo 6 ore dalla somministrazione, il farmaco migliora leggermente la dispnea rispetto al placebo confermando l'effetto anche a 24 ore dall'inizio del trattamento (30,4% dei pa­zien­ti del gruppo nesiritide vs 27,5% in placebo) ma senza una differenza statisticamente significativa. La mortalità per tutte le cause e le re-ospedalizzazioni per scompenso cardiaco acuto sono state leggermente meno nel gruppo trattato con nesiritide rispetto al gruppo placebo (9,4% vs 10,1%) ma an­che qui non vi era una differenza sta­tisticamente significativa. De­lu­­sione, quindi, dalla presentazio­ne dei dati per la mancanza di effetti decisamente superiori al placebo ma anche la sicurezza, come specificato da Robert Califf della Du­ke University School of Me­di­cine di Duram, chairman dello studio ASCEND-HF, che il farmaco non ha presentato né un eccesso di mortalità né incremento del rischio di insufficienza renale liberando il campo dalle speculazioni precedenti.

Giuseppe Marazzi
IRCCS San Raffaele - Roma
Luigi Iaia
Osp. Fatebenefratelli - Roma

 
LUIGI MARTINELLI
i dati relativi al VAD Heartware sono interessanti, ma si deve tenere presente che il gruppo di controllo era rappresentato dal registro INTERMACS in cui sono inseriti anche pazienti con sistemi di assistenza ventricolare pulsatili. A mio parere attualmente il Gold Standrd con cui confrontare ogni nuovo sistema di assistenza ventricolare rimane l'Heartmate II, di cui è disponibile un'esperienza di circa 6000 casi. Sicuramente l'Heartware rappresenta attualmente l'unica soluzione per affrontare razionalmente il problema dell'insufficienza biventricolare.
Piccolo è bello, ma aspettiamo conferme prima di mettere in soffitta il flusso assiale.
inserito il: 31-12-2010 11:24
 
 
FRANCO PIANTADOSI
L'Eplerenone era gia raccomandato dalle linee guida sullo scompenso cardiaco;questa ulteriore conferma pone a maggior ragione una domanda che già mi sono posto e pongo a tutti:perchè non è disponibile in Italia?
inserito il: 13-03-2011 13:12