ANGINA? BLOCCARE I CANALI LENTI!

Ranolazina, nel trattamento dell’angina cronica, migliora il controllo dei sintomi con un meccanismo d’azione del tutto differente dalle terapie fino ad ora raccomandate.

4-2010-11-1Un quesito che spesso ricorre: ma esistono effettivamente i pazienti anginosi, oggi che le rivascolarizzazioni coronariche chirurgiche, ma ancor più quelle con angioplastica, sono così estesamente applicate? La ri­sposta viene da stime riportate dalla più recente letteratura in base alle quali la prevalenza di angina sarebbe pari a 20-40 casi per mille abitanti, con una frequenza di dieci volte maggiore a 70 anni rispetto a 50 an­ni, sia ne­gli uomini che nelle donne. Sempre a questo propo­sito ri­sul­tano clinicamente mol­to rilevanti alcuni dati di follow up dello studio COURAGE (Cli­ni­cal Out­co­mes Uti­li­zing Re­va­scu­larisation and Ag­gressive Drug Eva­lua­tion), che in una popolazione selezionata aveva messo a confronto l’outcome di pazienti con ischemia miocardica cronica trattati con angioplastica coronarica + terapia medica ottimale, rispetto a pazienti trattati con la sola terapia farmacologica, dimostrando la superiorità della rivascolarizzazione sulla riduzione dei sintomi ma non sulla mortalità. Al di là di al­cu­ne controversie sul di­segno del­lo studio, ciò che colpisce è la consta­tazione che, a 5 anni dall’ar­ruo­la­mento, oltre un quarto dei pa­zien­ti, sia trattato con terapia me­dica massimale che con angioplasti­ca e farmaci, continuava ad ave­re sintomi di angina. Si può quindi affermare che né la rivascolarizzazione né i farmaci anti-ischemici raccomandati dalle Linee Guida (beta bloccanti, calcio antagonisti, nitrati) che agiscono nel ridurre la domanda miocardica di os­sigeno, sono in grado di controllare efficacemente i sintomi dei pazienti con ischemia miocardica cronica. Nel mondo reale ci aspettiamo, pertanto, di trovare una quantità di soggetti con ma­ni­festazioni cliniche dell’ischemia miocardica finora sicuramente sottovalutato, in particolare per la sempre maggiore frequenza di pazienti con precedenti rivascolarizzazioni non ulteriormente trattabili per via interventistica o con con­dizioni che richiedono un po­tenziamento della terapia farmacologica abituale non pienamente efficace. 4-2010-11-2Da alcuni mesi è stata in­trodotta anche in Italia una nuova molecola, ra­nolazina, già indicata tra i “nuo­vi farmaci” nelle Linee Gui­­da del 2006 sulla angina cronica della Società Europea di Car­diologia, anche se, a quell’epoca, non era ancora ben identificato il mec­canismo d’azione. Ne­gli anni suc­cessivi è stato adeguatamente descritto, risultando del tutto in­novativo: nel miocardio normale l’at­tivazione elettrica dei cardiomio­citi determina una breve apertura dei canali di membrana, at­tra­verso i quali il sodio (Na) penetra nel­la cellula producendo la de­polarizzazione rapida, con successiva rapida chiusura. A seguire, si aprono i canali per il calcio (Ca), la cui concentrazione induce l’interazione tra actina e miosina permettendo l’attivazione dell’unità contrattile, dopo di che il Ca viene riportato nel reticolo sarcoplasmatico, consentendo il rilasciamento. In molte condizioni di sofferenza miocardica, il Na continua a penetrare attraverso una prolungata aper­tura di canali lenti, determinando un sovraccarico di Na nella cellula, a sua volta responsabile di un sovraccarico di Ca su actina e miosina, producendo un alterato ri­lasciamento con una sorta di “con­trattura” della fibra miocardica. Si realizza così una rigidità nel­la fase di rilasciamento, con un aumento patologico di lavoro contrattile, di consumo di O2 e di compressione del microcircolo du­ran­te la diastole. Il risultato, in estre­ma sintesi, è che l’ischemia de­­termina un peggioramento dell’ischemia. Ranolazina agisce bloccando selettivamente i canali lenti del Na, che in condizioni normali han­no una attività trascurabile, mentre in condizioni patologiche (come nell’ischemia) sono alla base del circolo vizioso descritto nella Fi­gura 1. Gli studi clinici principali (Figura 2) che hanno documentato l’efficacia anti anginosa di ranolazina sono identificati con gli acronimi MARISA (Mono­the­raphy As­ses­sment of Ranolazine in Sta­ble An­gina: Ranolazina vs. placebo), CA­RISA (Combi­na­tion As­ses­sment of Ra­no­la­zi­ne in Sta­ble An­gina: in ag­giun­ta a Beta-bloccan­te o Ca-antagonista a dose te­ra­peutica efficace), ERI­CA (Ef­fi­ca­cy of Ranolazine in Chronic An­­gi­na: in associazione ad Am­lo­­dipina on top) nei quali sono sta­ti documentati gli effetti significativi sull’angina e sull’innalzamento della soglia di ischemia da sforzo, dimostrando anche l’assenza di effetto emo­dinamico (non modificando cioè frequenza cardiaca e pressione arteriosa) e l’efficacia del dosaggio di 750 mg due volte al giorno. Il trial MERLIN TIMI 36 (Metabolic Ef­fi­cien­cy with Ranolazine for Less Ische­­mia in Non ST elevation acu­te co­ronary syndrome) ha valutato l’efficacia dell’aggiunta di ranolazina alla terapia standard nella sindrome coronarica, sia in acuto che in cronico. Nel­l’intera casistica (complessivamente di ol­tre 6.000 pazienti) l’end point primario (morte cardiovascolare, IM o ischemia ricorrente) non si è ridotto in maniera significativa; tuttavia, la terapia con ranolazina ha ridotto significativamente l’is­chemia ricorrente confermando l’efficacia del farmaco nella cardiopatia ischemica cronica. La disponibilità di un questo nuovo farmaco ha fatto emergere una serie di quesiti sull’uso clinico: analizziamo di seguito alcuni tra i più frequenti. In quali pazienti è indicata Ra­no­lazina? Prima di tutto in tutti quei pazienti con angina cronica stabile che, trat­tati con altri farmaci, risultano non efficacemente con­trollati, ag­giungendo be­nefici clinici senza alterare la situazione emodinamica, sia nel paziente rivascolarizzato che non rivascolarizzato. Ra­no­la­zi­na può essere aggiunta a Ca-an­tagonisti, a beta-bloccanti o a nitrati in caso di sintomi persistenti, oppure può sostituire al­tre molecole, ad esempio in pazienti che hanno contro­indicazioni o in­tol­leranza all’uso di beta-bloccanti o  Ca-antagonisti o che non possono raggiungere le dosi terapeutiche ad esempio per eccessiva riduzio­ne della pressione o della frequenza cardiaca. Ci sono evidenze in ambito clinico di effetti sulla perfusione miocardica o sulla funzione ventricolare? Sono stati documentati su casistiche con limitata numerosità, ma valutate con metodologie accurate. In uno studio condotto su pa­zienti con ischemia da sforzo, va­lutati mediante scintigrafia miocardica, l’aggiunta di ranolazina ha dimostrato una significativa ri­duzione di estensione e gravità dei difetti di perfusione in­dotti dallo stress; un recentissimo lavoro in cui è stata utilizzata l’ecocardiografia ha documentato, dopo un mese di trattamento in aggiunta alla abituale terapia, un significativo miglioramento sia della funzione si­stolica che diastolica. Ha anche un effetto antiaritmico, e perchè? Nelle analisi dei principali studi clinici finora condotti, so­no state osservate riduzioni sia del­le aritmie ventricolari che atria­li. La spiegazione è complessa: nel ventricolo verosimilmente perché stabilizza la ripolarizzazione e previene i fenomeni legati alla instabilità dello store di calcio; nell’atrio si comporta come un anestetico locale di classe IA atrio-selettivo a cau­sa di caratteristiche specifiche dei canali del Na atriale. Ciò ren­de ragione dei numerosi stu­di in corso sull’uso clinico di ranolazina nella prevenzione o trattamento delle aritmie atriali. Negli anziani è altrettanto ef­fi­cace? Ci sono maggiori effetti collaterali? I risultati ottenuti in pa­zienti di età maggiore di 70 anni con angina cronica su du­rata dell’esercizio, tempo di comparsa del sottoslivellamento ST e dell’angina, han­no documentato una efficacia di ranolazina paragonabile a quella delle classi di età inferiore. Tra gli effetti collaterali sono si­gni­ficativamente più frequenti ne­gli anziani, anche se limitati, la stipsi e la nausea. Ci sono differenze con ivabradina? Ra­nolazina presenta un meccanismo d’azione completamente differente rispetto agli attuali farmaci anti-ischemici e anche rispetto ad ivabradina. Sebbene non ci siano ancora studi specifici, l’associazione tra queste due molecole sembra senz’altro possibile per la non interferenza su pressione e frequenza di ranolazina, naturalmente monitorizzando le prime fasi di assunzione ed iniziando per entrambi i farmaci con il dosaggio più basso. Qua­­li sono i do­saggi? Come si prescrive? In Europa sono previsti 3 dosaggi: 375mg, 500mg e 750mg con doppia somministrazione gior­na­lie­ra. L’EMEA ha previsto come dosaggio iniziale 375 mg, per garantire una migliore titolazione del farmaco. Dopo 2-4 settimane è indicato incrementare la dose, fino ai 750mg. La prescrizione avviene tramite piano terapeutico: la revisione apportata il 30 ottobre 2010 lo ha semplificato (togliendo l’obbligo a compilare voci incongrue previste nella prima versione) prevedendola “come terapia aggiuntiva per il trattamento sintomatico di pazienti con angina pectoris cronica stabile inadeguatamente controllati o intolleranti alla terapia antianginosa”.

Francesco Fattirolli
Dipartimento di Area Critica Medico Chirurgica
Università di Firenze
Az. Osp. Universitaria Careggi

 
MICHELE ADAMO
non si specifica se l'associazione con nitrati è possibile o perché non è possibile
inserito il: 13-01-2011 00:43
 
 
FRANCESCO AMICO
Potrebbe individuarsi un'area di applicazione di tale terapia nei casi in cui non è possibile effettuare una rivascolarizzazione chirurgica o percutanea completa.
inserito il: 13-01-2011 08:39
 
 
GIUSEPPE CANGIANO
ancora poca la casistica
inserito il: 13-01-2011 10:40
 
 
DOMENICO MICELI
Una volta l'aggiunta di trimetazidina in pazienti con angina refrattaria a terapia medica e non rivascolarizzabili otteneva qualche risultato. Sarà lo stesso con la ranolazina?
inserito il: 13-01-2011 13:20
 
 
ENRICO MARIA GRECO
"....In molte condizioni di sofferenza miocardica, il Na continua a penetrare attraverso una prolungata aper­tura di canali lenti, determinando un sovraccarico di Na nella cellula, a sua volta responsabile di un sovraccarico di Ca su actina e miosina, producendo un alterato ri­lasciamento con una sorta di “con­trattura” della fibra miocardica. Si realizza così una rigidità nel­la fase di rilasciamento, con un aumento patologico di lavoro contrattile, di consumo di O2 e di compressione del microcircolo du­ran­te la diastole...."
Leggendo questa nota, verrebbe da chiedersi se il farmaco può essere indicato anche nei pazienti affetti da scompenso cardiaco per disfunzione diastolica, con o senza ischemia miocardica...
inserito il: 14-01-2011 10:18
 
 
ENRICO MARIA GRECO
"....In molte condizioni di sofferenza miocardica, il Na continua a penetrare attraverso una prolungata aper­tura di canali lenti, determinando un sovraccarico di Na nella cellula, a sua volta responsabile di un sovraccarico di Ca su actina e miosina, producendo un alterato ri­lasciamento con una sorta di “con­trattura” della fibra miocardica. Si realizza così una rigidità nel­la fase di rilasciamento, con un aumento patologico di lavoro contrattile, di consumo di O2 e di compressione del microcircolo du­ran­te la diastole...."
Leggendo questa nota, verrebbe da chiedersi se il farmaco può essere indicato anche nei pazienti affetti da scompenso cardiaco per disfunzione diastolica, con o senza ischemia miocardica...
inserito il: 14-01-2011 10:18
 
 
GIUSEPPE CALCATERRA
è un ottimo farmaco con un nuovo meccanismo d'azione che alle base dell'ischemia. complimenti al ns ricecatore italiano
giuseppe calcaterra
inserito il: 15-01-2011 08:50
 
 
FILIPPO DELRIO
nella mia limitata esperienza ho notato che aumenta la tolleranza allo sforzo, riduce l'uso dei nitrati sbl ed e' ben tollerata.
Se son rose...
inserito il: 15-01-2011 09:17
 
 
GISBERTA CHIORAZZO
oggi la
mia prima prescrizione...vedremo...
inserito il: 17-01-2011 17:50
 
 
CARLO CIGLIA
mia esperienza:ha corretto la risposta ECGrafica ischemica al test da sforzo di un paziente diabetico già rivascolarizzato chirurgicamente
inserito il: 24-01-2011 23:30
 
 
ROBERTO CARLON
Citazione Domenico Miceli:
Una volta l'aggiunta di trimetazidina in pazienti con angina refrattaria a terapia medica e non rivascolarizzabili otteneva qualche risultato. Sarà lo stesso con la ranolazina?


Recentemente ad un paziente (affetto da angina in bypassato) ho sostituito la trimetazidina (che il paziente assumeva con scarso o nullo beneficio) con ranolazina, ottenendo un notevole beneficio alla dose di 500x2.
inserito il: 29-01-2011 16:41
 
 
STENIO AMABILI
due paz per adesso con buon risultato , vediamo più avanti
inserito il: 05-02-2011 10:46