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Studio SPARCL: atorvastatina ad alte dosi non previene la fibrillazione atriale |
Fonte: Am Heart J 2011; 161(5): 993-999.
Alcuni studi hanno provato che le statine riducono il rischio di fibrillazione atriale (AF). Questo studio ha valutato se il trattamento a lungo termine con alte dosi di atorvastatina riduca la ricorrenza di AF in pazienti con pregresso ictus o attacco ischemico transitorio. E’ stato esaminato lo sviluppo di nuovi casi di AF nei pazienti dello studio SPARCL (Analysis of the Stroke Prevention by Aggressive Reduction in Cholesterol Levels) dove veniva paragonata atorvastatina 80 mg/die rispetto a placebo in 4.731 pazienti con pregresso ictus o attacco ischemico transitorio. I pazienti che avevano un AF cronica o parossistica o che stavano assumendo farmaci per il trattamento o la profilassi dell’AF al tempo dell’arruolamento sono stati esclusi. La fibrillazione atriale è stata identificata con un elettrocardiogramma refertato in cieco da un laboratorio centrale e dai report degli investigatori sugli eventi avversi. I pazienti sono stati seguiti per un periodo medio di 4.8 anni, e sono stati eseguiti in media 5 elettrocardiogrammi per paziente. L’intervallo libero da fibrillazione atriale dalla randomizzazione non differiva tra i due gruppi: ci sono stati 139 casi di AF nel gruppo trattato con atorvastatina e 122 nel gruppo trattato con placebo, corrispondenti a un tasso di incidenza di 1.32 e 1.14 casi per 100 pazienti-anno (hazard ratio 1.15, 95% CI 0.90-1.46, P=0.26). Alte dosi di atorvastatina non hanno prevenuto lo sviluppo di AF nei pazienti con pregresso ictus o attacco ischemico transitorio. |
- Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico
Fonte: ACC Congress 2024 - Li Z, Wereski R, Anand A, et al. J Am Coll Cardiol. 2024 (doi:10.1016/j.jacc.2024.03.365). Uno studio pubblicato sul "Journal of the American College of Cardiology" ha confrontato livelli di troponina cardiaca I ad alta sensibilità uniformi o diversi in uomini e donne per l’esclusione di infarto miocardico all’arrivo in Pronto Soccorso. L’utilizzo di un singolo cut-off (leggi la news - Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico
Fonte: ACC Congress 2024 - Yndigegn T, Lindahl B, Mars K, et al. NEJM. 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2401479). Uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" ha indagato l'effetto del trattamento a lungo termine con beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico acuto che hanno conservato una frazione di eiezione ventricolare sinistra del 50% o superiore. Lo studio, condotto tra il settembre 2017 e maggio 2023 in 45 centri distribuiti in Svezia, Estonia e Nuova Zelanda, ha coinvolto 5020 pazienti, dei quali il 95,4% erano in Svezia. I partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere beta-bloccanti (metoprololo o bisoprololo) o nessun trattamento con beta-bloccanti. Dopo un periodo mediano di follow-up di 3,5 anni, il risultato primario...leggi la news - Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impella
Fonte: ACC Congress 2024 - Møller JE, Engstrøm T, Jensen LO, et al. NEJM 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2312572). Nello studio DanGer Shock, l'impianto della pompa a flusso micro-assiale Impella CP si è dimostrata capace di aumentare la sopravvivenza a sei mesi tra i pazienti con infarto miocardico e sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) complicato da shock cardiogeno. Lo studio, condotto presso 14 centri in Danimarca, Germania e Regno Unito, ha analizzato i dati di 355 pazienti trattati per STEMI con shock cardiogeno (età mediana 67 anni, 79% uomini), randomizzati a ricevere la terapia standard o la terapia standard più una pompa Impella CP prima, durante o fino a 12 ore dopo l’angioplastica. L'endpoint primario, morte per...leggi la news
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IN OGNI CASO, NEGARE L'ESISTENZA DEGLI EFFETTI PLEIOTROPICI, RAPPRESENTA QUALCOSA AI LIMITI DEL SACRILEGO!!!