Nei pazienti con recente infarto miocardico, la colchicina ha ridotto significativamente il rischio di eventi cardiovascolari ischemici
Fonte: AHA 2019 scientific session.

Queste sono le conclusioni dello studio presentato da Jean -Claude Tardif del Montreal Heart Institute di Montreal, Quebec, Canada e pubblicato contemporaneamente online sul New England Journal of Medicine. Patendo dal presupposto che studi sia sperimentali che clinici hanno dimostrato il ruolo primario dell'infiammazione nell'aterosclerosi e nelle sue complicanze e dal momento che la colchicina è un potente farmaco antinfiammatorio, i ricercatori hanno voluto eseguire uno studio randomizzato, in doppio cieco, su pazienti reclutati entro 30 giorni dopo un infarto del miocardio. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere colchicina a basso dosaggio (0,5 mg una volta al giorno) o placebo. L'end point primario di efficacia era un composto di morte per cause cardiovascolari, arresto cardiaco rianimato, infarto del miocardio, ictus o ricovero urgente per angina che porta a rivascolarizzazione coronarica. Sono stati inoltre valutati i componenti dell'end point primario e la sicurezza. Sono stati arruolati 4.745 pazienti; 2.366 pazienti sono stati assegnati al gruppo colchicina e 2.379 al gruppo placebo. I pazienti sono stati seguiti per una media di 22,6 mesi. L'end point primario si è verificato nel 5,5% dei pazienti nel gruppo colchicina, rispetto al 7,1% di quelli nel gruppo placebo (hazard ratio, 0,77; intervallo di confidenza al 95% [CI], da 0,61 a 0,96; P = 0,02). I rapporti di rischio erano 0,84 (IC al 95%, da 0,46 a 1,52) per morte per cause cardiovascolari, 0,83 (IC al 95%, da 0,25 a 2,73) per arresto cardiaco rianimato, 0,91 (IC al 95%, da 0,68 a 1,21) per infarto miocardico, 0,26 (IC al 95%, da 0,10 a 0,70) per l'ictus e 0,50 (IC al 95%, da 0,31 a 0,81) per ricovero urgente per angina che porta a rivascolarizzazione coronarica. La diarrea è stata riportata nel 9,7% dei pazienti nel gruppo colchicina e nell'8,9% di quelli nel gruppo placebo (P = 0,35). La polmonite è stata segnalata come evento avverso grave nello 0,9% dei pazienti nel gruppo colchicina e nello 0,4% di quelli nel gruppo placebo (P = 0,03).

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ALFIO STUTO
Mah!?
inserito il: 19-11-2019 12:27
 
 
GIOVANNI STORTO
In linea di massima la colchicina è un farmaco che ha una elevata tossicità e dato interessante non ci sono antitodi. Nei pz con comorbilita’ ed età avanzata bisogna riflettere bene se ne vale la pena utilizzarla
inserito il: 19-11-2019 15:39
 
 
ENNIO DURANTI
Da non cardiologo rimango perplesso e mi domando se un confronto tra colchicina e ASA non sarebbe stato più corretto anche sul piano etico e medicolegale .Non so se in Italia i comitati etici lo avrebbero accettato.
inserito il: 20-11-2019 12:26
 
 
ALE DIMURRO
Non conosco lo studio nei dettagli però credo che se i pz sono quelli che hanno avuto un ima a 30 gg non facciano già solo asa ma addirittura sono in doppia antiaggregazione proprio perché recentemente infatuato.quindi lavoro più che etico.effettivamente la colchicina ha un basso indice terapeutico sopratutto nei pz anziani e con latente irc o epatici però consideriamo anche il pz più giovane con recente ima.la considero un arma in più che prima non si aveva.salve
inserito il: 05-12-2019 14:58
 
 
ROSANNA PIRO
Oggi la colchicina ho visto usarla anche nelle pericarditi , non sono cardiologa , e per me è nuova ,
inserito il: 16-12-2019 21:22
 
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