La gestione del paziente oncologico in cardiologia: quanto siamo lontani dalle linee guida?
Fonte: 10.1093/ehjci/jeaa111 Stankovic et al.

Nei paesi sviluppati, le patologie cardiovascolari e il cancro sono le cause maggiori di mortalità e morbilità. La prognosi dei pazienti affetti da diversi tipi di cancro comune è migliorata grazie alla diagnosi precoce e agli avanzamenti nella terapia. Comunque sia la tossicità precoce che tardiva è associata a molti tipi di trattamento e può complicare il decorso clinico, i benefici terapeutici e alterare la prognosi. Di conseguenza, il riconoscimento precoce, il monitoraggio e il trattamento della cardiotossicità sono diventati una parte essenziale della cura del paziente. Per tale motivo sono stati istituiti numerosi programmi multidisciplinari di cardioncologia per migliorare la gestione e la prognosi delle complicanze cardiovascolari nei pazienti oncologici. L’imaging cardiovascolare è di fondamentale importanza nelle unità di cardioncologia e l’approccio standardizzato nell’utilizzo dell’ecocardiografia e delle altre modalità d’imaging è stato in precedenza proposto da documenti della società europea di cardiologia. In ogni caso, l’utilizzo delle tecniche d’imaging in cardioncologia può variare tra i vari paesi europei e anche la disponibilità di metodiche avanzate è differente. Recentemente sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio della società europea di imaging cardiovascolare (EACVI) per ottenere dati sul mondo reale, relativi all’attuale uso delle metodiche d’imaging cardiaco nei pazienti oncologici, in particolare con lo scopo d’identificare le aree di potenziale discrepanza tra le raccomandazioni e la pratica clinica quotidiana. Sono stati analizzati dati relativi a 104 centri di 35 differenti paesi, che hanno confermato che l’imaging cardiaco ha un ruolo fondamentale nella diagnosi e nel monitoraggio della tossicità cardiaca nei pazienti oncologici in Europa. Sono state però riscontrate delle differenze tra linee guida e la pratica clinica quotidiana. Innanzitutto, in meno del 15% dei centri che hanno risposto al sondaggio, c’era un’unità dedicata alla cardio-oncologia e di conseguenza la gestione e il riconoscimento delle complicanze non seguivano un iter ultra-specialistico. L’ecocardiografia era la metodica maggiormente usata nei centri, mentre i biomarker cardiaci e le altre modalità d’imaging risultavano meno diffuse. Il protocollo dell’EACVI suggerisce di effettuare lo strain e l’acquisizione tridimensionale per la valutazione della funzione sistolica. Nella maggioranza dei centri, la frazione d’eiezione veniva calcolata con il metodo bidimensionale mentre la valutazione 3D e il global longitudinal strain (GLS) venivano effettuati, rispettivamente, solo nel 29% e 53% dei centri. Le linee guida europee suggeriscono che una diminuzione della frazione d’eiezione maggiore di 10 punti percentuale rispetto ad un valore di 53%, confermato con un ecocardiogramma dopo 2-3 settimane, rappresenta il limite per la sospensione della terapia cardiotossica. Questo limite veniva applicato in circa la metà dei centri. In ogni caso, un terzo dei centri sospendeva temporaneamente o cambiava terapia in presenza di cardiotossicità subclinica (ad esempio per GLS ridotto in paziente asintomatico). Questo tipo di pratica non è in linea con le raccomandazioni europee, che raccomandano che il trattamento oncologico non deve essere interrotto o ridotto per la sola riduzione del GLS. Secondo le linee guida europee, la valutazione di un’eventuale patologia coronarica ischemica o valvolare è raccomandata anche in pazienti asintomatici con storia d’irradiazione del mediastino, iniziando 5 anni dopo il trattamento e poi ogni 5 anni. Da notare che in circa il 60% dei centri, non veniva effettuato il follow-up a lungo termine dei sopravvissuti al cancro, ma venivano usati gli stessi algoritmi diagnostici dei pazienti senza storia di cancro. Insomma, il paziente con cancro non è un paziente qualsiasi e bisogna sempre tenere in considerazione le eventuali complicanze cardiovascolari che possono presentarsi nel lungo termine.

  • Lotta fra titani: tirzepatide vs semaglutide per la perdita di peso
    Fonte: Karagiannis T, Diabetologia. 2024; doi: 10.1007/s00125-024-06144-1. La semaglutide, un agonista del recettore del GLP-1, ha un'efficacia superiore rispetto ad altri agenti ipoglicemizzanti nel ridurre l'HbA1c e nell'indurre la perdita di peso nel diabete di tipo 2. Allo stesso modo, la tirzepatide, un nuovo agonista doppio del recettore del GIP/GLP-1, ha dimostrato un’efficacia sorprendente negli studi clinici. Confrontare la loro efficacia e sicurezza è cruciale, e per sopperire alla mancanza di confronti diretti, una meta-analisi ha confrontato tirzepatide e semaglutide in adulti con diabete di tipo 2. La revisione ha incluso 28 studi con 23.622 partecipanti, di cui il 44.2% di sesso femminile. Tirzepatide a 15 mg ha mostrato la riduzione più significativa dell'HbA1c (differenza...leggi la news
  • STEMI anteriore: non solo disfunzione del ventricolo sinistro!
    Fonte: Abdeltawab A. A, Elmahmoudy A. M, Elnammas W, et al. Journal of the Saudi Heart Association 2019. https://doi.org/10.1016/j.jsha.2019.07.001. Nei pazienti con STEMI anteriore spesso si realizza una disfunzione della funzione del ventricolo sinistro con riduzione della frazione d’eiezione (FE). Tuttavia ci sono pochi studi riguardo l’impatto dell’infarto anteriore sulla funzione del ventricolo destro. Pertanto è stato condotto uno studio che ha arruolato 40 pazienti con primo episodio di STEMI anteriore trattato mediante angioplastica primaria, valutando mediante ecocardiografia la funzione del ventricolo destro (analizzando TAPSE, volume telediastolico del ventricolo destro, area dell’atrio destro e doppler tissutale). È emerso come nel 55% della popolazione in esame si sia instaurata disfunzione del ventricolo destro. Tuttavia questo studio...leggi la news
  • Crescere magri: l’importanza di non aumentare di peso diventando adulti per prevenire il diabete
    Fonte: Carrasquilla G, Diabetologia. 2024; doi: 10.1007/s00125-023-06058-4. I tassi di obesità infantile sono triplicati negli ultimi 30 anni, e coinvolgeranno oltre 250 milioni di bambini e adolescenti a livello globale entro il 2030. I bambini obesi affrontano un aumento dei rischi di diabete di tipo 2 (DT2) e malattie cardiovascolari in età adulta. Tuttavia, anche la magrezza infantile, spesso in secondo piano rispetto alle discussioni sull'eccesso ponderale, gioca un ruolo significativo nelle conseguenze sulla salute adulta, particolarmente per quanto riguarda il rischio di DT2 e malattie cardiovascolari (CVD). Uno studio ha analizzato i dati di 364.695 individui appartenenti al database UK Biobank, esplorando l'influenza delle dimensioni corporee infantili e adulte nello sviluppo delle malattie. Dopo...leggi la news
  • Implicazioni a lungo termine dell'impianto di pacemaker permanente nei pazienti sottoposti a chirurgia combinata delle valvole mitralica e tricuspidale
    Fonte: Iribarne A, Alabbadi SH, Moskowitz AJ, et al. J Am Coll Cardiol. 2024;83:1656-1668. doi:10.1016/j.jacc.2024.02.042. Uno studio recente ha analizzato l'incidenza dell'impianto di pacemaker e la prognosi a lungo termine nei pazienti sottoposti a riparazione della valvola mitralica isolata oppure combinata con annuloplastica tricuspidalica. Lo studio ha utilizzato i dati dei pazienti operati tra il 2004 e il 2019 da un database multicentrico americano. I pazienti sono stati suddivisi in base all'impianto di pacemaker entro 90 giorni dall'intervento chirurgico. Pazienti sottoposti a impianto di pacemaker oppure no sono stati confrontati, previo propensity matching, in termini di sopravvivenza, ospedalizzazioni per scompenso cardiaco, endocardite, ictus e re-interventi. Dei 32.736 pazienti studiati, 28.003 hanno subito riparazione mitralica isolata...leggi la news

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