Diagnosi e trattamento dell'amiloidosi cardiaca: il position paper della società europea di cardiologia
Fonte: Garcia-Pavia et al 10.1093/eurheartj/ehab072.

Sono state recentemente pubblicate sull’ “European heart Journal” le raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento dell’amiloidosi cardiaca. L’amiloidosi cardiaca è caratterizzata dalla deposizione extracellulare di proteine mal ripiegate nel cuore. Sebbene sia una condizione rara, dati recenti suggeriscono che sia una condizione sottostimata. Grazie alle nuove tecnologie diagnostiche, e ai progressi nelle terapie alternative, il riconoscimento e il trattamento dell’amiloidosi cardiaca è migliorato.

Quando sospettare l’amiloidosi cardiaca?
L’amiloidosi cardiaca appare tipicamente con una serie di segni extracardiaci e non che sono molto utili nel sospetto di questa patologia. Questi segni/sintomi sono detti “red flags” ed includono la proteinuria (anche lieve), la macroglossia, la sindrome del tunnel carpale. Abbiamo inoltre dei livelli di pro-BNP che sono aumentati in modo eccessivo rispetto a quanto ci si aspetterebbe dall’ecocardiogramma, un’inspiegata disfunzione del ventricolo destro e il versamento pericardico, solitamente di grado lieve.
Il documento di consenso ci fornisce un utile algoritmo per effettuare la diagnosi di amiloidosi cardiaca, basato su due iniziali passaggi, la scintigrafia con marcatori ossei e il dosaggio delle catene leggere delle immunoglobuline, per escludere la forma di amiloidosi AL. il gold standard per la diagnosi dell’amiloidosi è la biopsia cardiaca.

Il trattamento varia in basa alla tipologia di amiloidosi cardiaca:
- Nelle forme AL, il trattamento è di tipo onco-ematologico e il cardiologo tratterà sostanzialmente le complicanze cardiologiche.
- Nelle forme da transtiretina sono disponibili specifici trattamenti, come le molecole stabilizzanti (tafamidis) e i silenziatori genetici (patisiran e inotersen). Il tafamidis è attualmente il solo farmaco che ha mostrato la sua efficacia in uno studio randomizzato in pazienti con amiloidosi da transtiretina wildtype o mutata con cardiomiopatia.
Questi e tanti altri contenuti. Insomma un necessario update, da non perdere!!

  • Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico
    Fonte: ACC Congress 2024 - Li Z, Wereski R, Anand A, et al. J Am Coll Cardiol. 2024 (doi:10.1016/j.jacc.2024.03.365). Uno studio pubblicato sul "Journal of the American College of Cardiology" ha confrontato livelli di troponina cardiaca I ad alta sensibilità uniformi o diversi in uomini e donne per l’esclusione di infarto miocardico all’arrivo in Pronto Soccorso. L’utilizzo di un singolo cut-off ( Cut-off di troponina specifici per uomini e donne per escludere l'infarto miocardico Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impellaleggi la news
  • Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico
    Fonte: ACC Congress 2024 - Yndigegn T, Lindahl B, Mars K, et al. NEJM. 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2401479). Uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" ha indagato l'effetto del trattamento a lungo termine con beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico acuto che hanno conservato una frazione di eiezione ventricolare sinistra del 50% o superiore. Lo studio, condotto tra il settembre 2017 e maggio 2023 in 45 centri distribuiti in Svezia, Estonia e Nuova Zelanda, ha coinvolto 5020 pazienti, dei quali il 95,4% erano in Svezia. I partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere beta-bloccanti (metoprololo o bisoprololo) o nessun trattamento con beta-bloccanti. Dopo un periodo mediano di follow-up di 3,5 anni, il risultato primario...leggi la news
  • Miglioramento della prognosi dello shock cardiogeno con il dispositivo Impella
    Fonte: ACC Congress 2024 - Møller JE, Engstrøm T, Jensen LO, et al. NEJM 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2312572). Nello studio DanGer Shock, l'impianto della pompa a flusso micro-assiale Impella CP si è dimostrata capace di aumentare la sopravvivenza a sei mesi tra i pazienti con infarto miocardico e sopraslivellamento del segmento ST (STEMI) complicato da shock cardiogeno. Lo studio, condotto presso 14 centri in Danimarca, Germania e Regno Unito, ha analizzato i dati di 355 pazienti trattati per STEMI con shock cardiogeno (età mediana 67 anni, 79% uomini), randomizzati a ricevere la terapia standard o la terapia standard più una pompa Impella CP prima, durante o fino a 12 ore dopo l’angioplastica. L'endpoint primario, morte per...leggi la news

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