Terapia anti-aritmica associata a rischio accresciuto di sincope e installazione di pacemaker in pazienti con fibrillazione atriale
Fonte: Kim YG, Lee HS, Kim H, et al. J Am Coll Cardiol. 2024;83:1027-1038.

Uno studio pubblicato sul “Journal of the American College of Cardiology” ha rivelato che i pazienti con fibrillazione atriale di nuova insorgenza e trattati con farmaci antiaritmici presentano un rischio significativamente maggiore di richiedere l’impianto di un pacemaker o di presentare episodi sincopali. La ricerca, basata sui dati del sistema di assicurazione sanitaria nazionale coreano, ha esaminato le diagnosi di fibrillazione atriale di nuova insorgenza tra il 2013 e il 2019, focalizzandosi sui pazienti trattati con farmaci antiaritmici entro un anno dalla diagnosi. Tra i 770.977 casi, 142.141 sono stati trattati con antiaritmici. Dopo aver tenuto conto di possibili fattori confondenti, la terapia con antiaritmici è stata associata a un aumento di 3,5 volte della necessità di pacemaker o sincope, un rischio 2 volte maggiore di sincope e un rischio 5 volte maggiore della necessità di impianto di pacemaker. Un'analisi di propensity matching ha confermato questi risultati, sottolineando una significativa associazione tra l'uso di antiaritmici e l’aumento del rischio di eventi avversi. Questa associazione è stata costante in vari sottogruppi, con le donne che si sono dimostrate più suscettibili agli effetti avversi degli antiaritmici rispetto agli uomini. Questo studio solleva questioni cruciali riguardo alla gestione della fibrillazione atriale, enfatizzando l'importanza di valutare attentamente i benefici e i rischi dei farmaci antiaritmici.

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